Ulan Bator – 09/04/10 Tipo 00 (Brescia)

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Nei sotterranei del centro storico di Brescia stasera toccai ai francesi (ma da tempo italiani d'adozione) Ulan Bator, ancora una volta in formazione rimaneggiata: all'inossidabile Amaury Cambouzat si affiancano ora Stéphan Pigneul, che ha sostituito lo storico bassista Olivier Manchion, e il batterista Alessio Gioffredi, in comproprietà coi postrocker nostrani Dilatazione. Nessuno scossone comunque, i nuovi si sono già perfettamente ambientati e suonano affiatati e compatti, come fossero qui da sempre.
È parecchio che non assisto a un loro concerto, almeno cinque anni; nel mezzo, una stretta frequentazione degli ex kraut Faust e qualche produzione discografica non proprio imperdibile, impressione confermata dall concerto, che prosegue la tendenza già evidente negli ultimi lavori: normalizzazione. Di quello che era stato uno dei gruppi di punta del post-rock europeo si scorgono ormai poche tracce; spariti i segni di krautitudine e le ripetizioni quasi atonali, buone idee non più sviluppate, rimangono i crescendo alla Mogwai o le brevi sfuriate noise in stile Sonic Youth (stilemi a loro volta già diulanbator----------------------tipo00 maniera) che si innestano su strutture che denunciano fin troppo le loro radici rock/blues. Non che il concerto sia brutto, tutt'altro, gli 80 minuti in cui il gruppo calca il palco trascorrono senza annoiare, con un impatto potente e belle canzoni, seppur senza sussulti. Da quasi ogni album viene estratto un pezzo, con maggior attenzione per il recente EP e qualche anticipazione del lavoro di prossima uscita. Belle canzoni, si diceva: una God Dog brutalmente annunciata nella sua traduzione italiana, Soleil, il pezzo in francese che i Pink Floyd non hanno mai scritto e Santa Lucia, da Ego:Echo, che fa la sua figura pur amputata dei passaggi minimali che possiamo apprezzare sul disco. Non male neppure qualcuno dei pezzi inediti, in particolare quello di chiusura, che lascia forse trasparire qualche lampo dell'antico splendore. Quello che lascia un po' interdetti in questo live è però l'abbandono delle sfumature a favore di un'esibizione di solo impatto, stretta fra i poli di una sorta di soft rock e di un massimalismo elettrico buono per tutte le occasioni, certamente d'effetto ma di cui, passato il momento, rimane poco. Ma è il caso di accontentarsi; al giorno d'oggi, per un gruppo di lunga militanza, è già molto non risultare patetici.