Trovarobato nasce 20 anni or sono dall’esperienza radiofonica Magazzeeno Bis.
Era il 2004, in classifica in Italia spopolava il live di Ligabue, Buoni e Cattivi di Vasco Rossi e Robbie Williams.
Io non mi ero fatto convincere del tutto da La Maison de mon rève delle Cocorosie mentre mio fratello Luca ci era rimasto sotto, preferendogli di gran lunga Fabulous Muscles di Xiu Xiu.
Si iniziò con i Mariposa, soli ed in compagnia di Alessio Lega.
Tutto cambia, nulla rimane identico e nulla funziona come ci eravamo immaginati.
Ma quando si riesce a mettere un punto e dirsi: “Oh, son comunque 20 anni!” qualcosa
probabilmente vorrà dire.
Attraverso inediti ed originali in 22 brani ci bagniamo del sudore dei regaz, delle lacrime e dell’entusiasmo di questi 20 anni.
Negli anni come Sodapop ci è capitato di recensire e scrivere di diverse produzioni Trovarobato (gli ultimi a memoria Sacrobosco, C+C Maxigross e Vieri Cervelli Montel da quando collaboro a
queste pagine) e la sensazione è sempre stata quella di un’etichetta che provasse in qualche modo ad andare fuori dai margini, osando con progetti che affrontavano i generi musicali senza timori reverenziali e senza paura di fallire o di esagerare. Forse è proprio questo che significa avere un’etichetta dietro le spalle? Il sentirsi sicuri, il sentire che qualcuno crede, investe e ti
accompagna in un progetto?
Per questo ed altro due chiacchiere, intanto che ascoltate questi 22 brani.
Ciao Trovarobati! Come state? Come sta la musica oggi rispetto a 20 anni fa? Quali sono gli
ultimi dischi che avete acquistato?
Stiamo bene! La musica (indipendente) di vent’anni fa era forse più artigianale in molti passaggi, ma anche più imprevedibile. È un mondo di cui facciamo parte a pieno titolo e non abbiamo perso
né l’una né l’altra caratteristica. Oggi la musica è prodotta meglio, ma forse è più prevedibile, e non pensiamo che sia solo la nostra esperienza a farcelo notare. Crediamo che le nuove tecnologie, se da un lato permettono di ottenere praticamente qualsiasi cosa senza limiti, dall’altro possano ridurre la creatività, impedendo di affrontare i famosi “limiti” che spesso
stimolano l’innovazione.
L’ultimo disco che ho acquistato è l’esordio degli Abstract Concrete (discone, gran dritta di Andrea Giommi, basista a Londra, per conto mio, ndr.).
La gente intorno a voi ha capito dopo tutto questo tempo che la musica può essere divertente senza essere uno scherzo?
È molto interessante che tu me lo chieda, perché la questione dello scherzo e dell’umorismo ci è stata fatta notare più di una volta. A tal punto che abbiamo dedicato alcuni passaggi del nostro disco a questo tema. Mi riferisco a Proffiti Now!. Prima conferenza sulla musica componibile” dei Mariposa, album durante il quale si sente una sorta di collage di voci – un “blob” – che affronta
diversi argomenti. Queste voci erano tutte parte della scena musicale, dei fan e dei frequentatori dei concerti dell’epoca, e molte di esse discutevano proprio dell’umorismo in musica.
Gli scherzi, in realtà, sono serissimi. Spesso, attraverso lo scherzo, si può dire una verità, come si fa in letteratura. Ma ciò che ci affascina ancora di più della musica è che, a nostro avviso, è uno dei pochi linguaggi che può far ridere di per sé. Il suono del sad-trombone, ad esempio, ha un tono che riesce a far sorridere spontaneamente, forse anche se non lo hai mai sentito prima. Questo è un aspetto della musica che amiamo moltissimo.
L’impressione, ascoltando la compilation e spulciando il catalolo, è che Trovarobato sia un insieme dilatato e diversificato, con più correnti che si affastellano una sull’altra. È difficile
trovare il quorum per decidere una produzione? Opera di convincimento in pressing oppure apertura mentale e fiducia totale?
Siamo un’etichetta eclettica e abbiamo sempre avuto grande fiducia reciproca. Siamo anche ascoltatori incostanti, e il nostro catalogo, che può sembrare saltare da un genere all’altro, riflette
in realtà i nostri innamoramenti musicali. È un percorso nato, almeno inizialmente, dalla passione dei fondatori, i Mariposa. Per il resto, ci siamo sempre affidati l’uno all’altro, e questo spirito di fiducia ha sempre evitato qualsiasi esitazione quando si trattava di pubblicare un titolo su cui eravamo tutti convinti.
Che tipo di materiale vi arriva a livello di demotape? Parlando con diverse etichette in questo ultimo periodo ho riscontrato come ci sia un ritorno all’approccio all’etichetta. Quanto vi prende questo lato del lavoro?
Ci arriva materiale dei più svariati.
Tutti gli svitati ci scrivono e questo dovrebbe farci riflettere.
A questo lavoro vorremmo dedicare più tempo, perchè finiamo per perderci artisti e cose bellissime. Nella nostra ricerca di artisti ci siamo affidati molto spesso alle band che vedevamo dal vivo piuttosto che in “mail” o a contatti diretti alla nostra rete personale.
Bologna, l’Italia. La musica può avere un confine oppure l’idea è quella di arrivare ovunque?
Negli anni che tipo di riscontri e di vendite avete avuto al di fuori del confine nazionale?
Vendite vere e proprie al di fuori dei confini in quantità considerevoli solo per IOSONOUNCANE e ultimamente per Daniela Pes, nel catalogo TANCA. Ma nelle pieghe di bandcamp ci sono sempre stati ordini da fan esteri imprevedibili. Fino in Cile, passando dagli USA e persino dal Giappone.
Stiamo cercando di adattarci e di trarre il massimo dalle uscite, visto che essere sulle piattaforme significa che, al momento dell’uscita, il disco è pubblicato in tutto il mondo. Tuttavia i confini esistono e nonostante la disponibilità potenziale, rimangono ancora troppi passaporti da mostrare per creare una vera e propria fanbase all’estero. Però si dovrebbe iniziare da cambiare la propria mentalità e ritenere questo obiettivo alla propria portata. Già questo farebbe molto, implicherebbe rivedere le strategie di uscita di ogni singolo artista.
Quando avete iniziato che tipo di ispirazione e di intento avevate? Cos’è cambiato in questi anni? La sensazione di fronte ad un disco pronto è la medesima o è subentrata la routine? Nei musicisti credete ci sia stato un cambiamento in questo senso, una disillusione o un’esame di realtà più preciso?
I dischi pronti sono tutti cuccioli di casa. Chiaramente le prime volte che ricevevamo delle scatole di CD, le mitiche da 25 pezzi, era una festa, una sensazione di incredulità.
Nel tempo ci siamo abituati, e ora alcune release nemmeno vengono stampate consegnate soltanto all’interfaccia, all’interstizio, all’iperspazio digitale.
Ma di routine non parlerei. Semmai c’è il solito cruccio: dal canto nostro quasi tutti i dischi che abbiamo pubblicato dovrebbero essere dei best-seller. Alcuni sono andati bene, altri sono passati
sotto traccia. Ma tutti potrebbero essere rivalutati. E su questo lavoriamo.
Produzione più di successo e quella secondo voi più sottovalutata? Rammarico per artisti che non siete riusciti per vari motivi a scritturare o musicisti per i quali fareste carte false?
Il nostro long-seller è DIE.
Quella più sottovalutata, tra le recenti, è Coma di Dino Fumaretto. Non che sia un’uscita passata inosservata, anzi, si è guadagnata un suo “occhio di bue” al momento dell’uscita. Ma per me è uno dei dischi di quell’anno (il 2019): avrebbe dovuto essere ai vertici di tutte le classifiche di riviste e giornali.
Come sta messa la critica musicale e le radio? Servono? Avere un feedback da ascoltatori o media è una cosa che vi interessa e sulla quale vi interrogate oppure una volta che i bimbi sono
usciti di casa il più è fatto e troveranno la loro strada?
La critica musicale, in particolare quella sviluppatasi online, era inizialmente uno spazio libero in cui si poteva discutere di qualsiasi argomento. Tuttavia, è stata progressivamente inglobata dal capitalismo digitale, e oggi è spesso costretta a concentrarsi su temi che si pensa possano generare clic e attirare l’interesse del pubblico. Questo ha reso la critica musicale un contesto
molto condizionato, complicando il nostro lavoro. Con il crollo delle barriere tradizionali e la fusione dei canali di comunicazione e fruizione della musica alternativa (Radio, piccoli locali), il
nostro compito di promuovere i dischi è diventato ancora più faticoso. È essenziale comunicare l’esistenza di nuovi album, perché difficilmente possono camminare da soli: sono neonati che faticano, e pochi diventano adulti.
Fatemi la vostra nazionale italiana di musicisti all time. Solo tre artisti Trovarobato (se volete), come i giocatori stranieri pre-Bosman, scegliendone anche lo schema di gioco.
Fare nomi è difficilissimo e rischio di consegnarti l’intervista per il quarto di secolo.
Però:
In difesa c’è tutto il catalogo Cramps. Difesa rocciosa, che non lascia passare nessun compromesso.
A centrocampo Ennio Morricone a smistare tutti i palloni.
In attacco un tridente di casa: Manuel Bongiorni, IOSONOUNCANE, Dino Fumaretto.
Ci risentiamo fra 5 anni per il quarto di secolo?
Magari tra 5 anni ne saranno passati 10. Però sì, diciamo che l’attitudine è quella.