L’agire di Trapcoustic si muove in nenie luminose nella sua recente uscita per Bubca Records titolata Nebula. L’impressione negli ascolti a lui relativi (ricordiamo il recente Generation Improvisation a nome Jabbaboy) è che Stefano di Trapani sia entrato in una sorta di sonora fase mistica che porta rigore e sostanza al suo operato.
Qui nulla si muove, organi ed una voce dritta e senza filtri. Torna in mente il Jandek di alcune primigeniche produzioni, folgorato in questo caso da una cristallina quanto bizzarra illuminazione. Ne deriva un banco nel quale i contorni sono sfumati ed è difficile capire cosa sia realtà, cosa mistica e cosa fantasia. I tappeti sonori sembrano squillare rimanendo sempre in odore d’incenso, la giusta dose di realtà su una fine ormai inevitabile accompagna brani, ma il passo fra questa vita ed un’altra fase ed esperienza sembra essere più lieve. Nebula non è un disco semplice, ascoltato nel momento inopportuno rischia di passare per lo scherzo che non è, ma è semplicemente musica toccante, cosmica e sincera. Non ascoltarlo sarebbe un peccato.
Trapcoustic – Nebula (Bubca, 2024)
