Trapcoustic – Ambra (Misto Mame, 2025)

Lego ormai per sempre Trapcoustic a quell’unica volta nel quale ebbi il piacere di vederlo esibirsi dal vivo, in una storica serata romana che mi vide impegnato come DJ insieme alle esibizioni di Gala Drop, Dimensione, Golden Cup e Richard Young. Trapcoustic è solido progetto folk-pop sui generis nel quale Stefano de Trapani, unico depositario della nomea, ci apre il suo mondo.

Non è passato che qualche mese dall’ascolto di Nebula, anche se qui siamo su traiettorie molto differenti. Si riecheggia degli anni ‘70 in momenti nei quali la luce avvolge Trapcoustic, come Morbido, oppure in Dalla Mente Mia. Sembra di sentirlo rivolgersi ad altre orecchie o membrane, incurante di un possibile pubblico e mai così personale ed aereo. Tastiere a tappeto, cori angelici e suoni alieni in Funzioni, vero e proprio viaggio celeste. Appare chiaro come Stefano sia riuscito a trasformare il suo alter ego in qualcosa di completamente unico, lontano da cantautorato, Battisti e Carella e Panella. Un outsider nel vero senso della parola, capace di scrivere ed includerci in scorci di vita monoflusso come Jenny, in grado di raggiungere le vette dei brani alle donne dedicati. Ma, certo, non sarà mai spendibile, immaginiamoci una folla a cantare questi brani! Sarebbe eresia, roba che in poco tempo si potrebbero riprendere le tuniche e fondare una comune di quelle terrificanti, travisando del tutto i significati di Ambra. O forse no, forse questa scintillante poetica è pura spremuta di cuore, certo è che Ambra non è un disco che lascerà indifferenti: verrà odiato od amato di sicuro, ma io non me ne curo, correndo sulle corde di Arion, verso la luce e le sue inconsuete ed emozionanti forme.