the Telescopes – Halo Moon (Tapete, 2024)

Difficile, difficilissimo inserirsi nella discografia dei the Telescopes, creatura forgiata negli anni da Stephen Lawrie, passata per innumerevoli line-up e giunta ormai a quel che sembrerebbe il loro diciassettesimo album, titolato Halo Moon.

Lo spazio, visto da lontano, è la ragione in qualche modo del progetto albionico, che si presenta come meglio non potrebbe con una strascicata Shake It All Out che potrebbe appartenere ai fratelli Reid dopo un raid al reparto sciroppi per la tosse nel vicino supermercato. Narcosi rock’n’roll, psichedelia come percezione prolungata di un momento, di un riff, di un accordo: chitarre e batteria in primo piano, un organo che pare risalire ai gloriosi anni ‘60 sempre più incalzante sullo sfondo. Poi un’armonica, quasi che il blues venisse trasfigurato attraverso un caleidoscopio polveroso. La voce di Stephen è obunibilata da un atmosfera di caligine e nebbia, mentre rintocchi limpidi tengono il tempo e la magia. Magia che si estende lungo la spina dorsale dell’album, con una Come Tomorrow che è puro sollucchero, pastorale leggera e fatata e sembra irrorare con le sue spore anche la seguente Along the Way.

Il sentore è che i the Telescopes viaggino proprio ad un’altra velocità, completamente avulsa dal ritmo del mondo, quasi come i personaggi secondari di questi film seduti su una panchina, immobili mentre il mondo intorno a loro cambia. Ma per fortuna non è così per tutti e possiamo continuaste a bearci in questi eterni lunghissimi campi lievemente acidi ed aerei, la voce come una preghiera ed insieme una carezza.

Si avanza così, ciondolanti attorno alla luna ed al cerchio che gli si crea intorno, illusione ottica che dimostra quanto certa musica sia in grado ancora una volta di lasciare imbambolati, gli occhi al cielo, oggi come anni fa. But Nothing Matters, it’s only the same shit e chi apprezzava i the Telescopes continuerà a farlo mentre chi non se li è mai filati non inizierà di certo ora. Io, pur avendoli seguiti sempre discontinuamente ci sono affezionato (passarono per un aperitivo sonoro all’allora nostro negozio di dischi a Chiasso insieme ai Lo-Fi Sucks anni addietro) ed ancora una volta hanno dimostrato di saper fare moltissimo con molto poco.

Basta un’idea, la tecnica, la bravura, la presenza, il talento e lo stile. Tutta roba che non gli manca, mentre gli immaginiamo guardarci storti mentre svisano This Train Rolls On in maniera sinistra e fascinosa…