Dai che non sono fuori tempo massimo per parlare dell’ultimo disco affidatomi nell’ormai anno scorso. Non lo sono neanche gli Strange Flowers che, da Pisa con furore, propongono la loro ultima creazione, The Grace Of Losers, caratterizzato da un pop intriso di suoni molto molto sixities. E’ molto probabile che non manchi fra i quattro Fiori Strani un fan dei primi Yardbirds o Small Faces o Monkees (R.I.P. Davy Jones) o Kinks o una qualunque band iniziante per ‘The’ in bilico tra caschetti e semiacustiche e il freakbeat-garage, dato che non manca davvero nulla a questo album per essere più che apprezzato da chi valuta positivamente il genere – Hemerick G., A Million Words To Say – . Anzi, dirò che non sono neanche tanto velati pure dei riferimenti alla scena MADchester dei primi anni ’90 – Evelyn’s Face o Mary Ann’s Dream Factory sembrano nate per essere suonate da John Squire (a proposito… vero che lo sapete che gli Stone Roses si sono riuniti e tornano in Italia a fine Luglio?).
Non manca neppure un po’ di Beatlesmania secondo me, dal momento che in Underground Underground io ci sento qualcosa di Rubbersouliana memoria. E visto che la loro lunga discografia vanta la partecipazione a compilation tra cui Beat-o-mania e Psychedelica, non devo essermi allontanata tanto dalla realtà. Fa piacere venire a conoscenza della longevità del gruppo che è attivo, nonostante vari cambi di line-up, fin dal lontano 1987 e fa ancora più piacere leggere che – Up the Italians! – gli Strange Flowers hanno un’agenda fittissima di live – sempre accompagnati da Giulia Altobelli che cura un lightshow durante le loro performances – in giro per Italia ed Europa, hanno condiviso il palco con leggende tipo gli Electric Prunes o i Fuzztones. Caspita. Mi sa che il detto dei miei amici livornesi “Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio” è una scemata. Averne di pisani così fuori dalla porta!