Come meglio non si potrebbe desiderare, in una domenica mattina di fronte ad un camino acceso, ci ascoltiamo il debutto dei the Gentle Spring, nuovo progetto del già The Field Mice Michael Hiscock insieme ad Emilie Guillamot ed a Jérémie Orsel.
Siamo sul viale del più flautato pop acustico, arrangiamenti posati ed una luce che illumina i brani come un’alba, soprattutto quando le voci maschili e femminili si mischiano arricchendo lo spettro sonoro. Untouched si fa lievemente più algida e secca, quasi il clima si fosse abbassato di qualche grado, una tromba lontana a colorare il tutto. Il mood di Looking Back at the World è languidamente melanconico e ci riporta a quell’alcova dove il pop era un elemento curato, artigianale e sentito, come in quella Sarah Records che utilizzò il twee pop come fertilizzante per le sue ciliegie. Qui siamo in casa Skep Wax ma le cura che si sente per le canzoni è per i dischi sono i medesimi, a riprova che chi passò in quel mondo ne serba tutt’ora delicatezza ed acume (i boss, Amelia Fletcher e Rob Pursey viaggiarono fra Heavenly, Talulah Gosh e Marine Research).
Emilie ha una voce stupenda e quando trova il microfono dà a Severed Hearts una dolcezza fuori dal tempo, limpida come un guizzo del 1989. Le chitarre corrono briose, il piano accompagna squillante, si sente l’odore dei tempi che furono nella titlle track ma il tutto risuona privo di nostalgia, non c’è tributo ma continuità e freschezza di spirito nel minimalismo dei the Gentle Spring. Comments in the Streams è un toccante ritorno affettivo che non può stringere il cuore, inascoltato al contrario della testa da Michael in quel frangente se sentire la chitarra nuda raddoppiata dal pianoforte ci fa immaginare di poter ascoltare questo brano ancora ed ancora.
Il lavoro di cesello in questo disco non è perfezionismo ma qualcosa che si avvicina molto alla purezza espressiva. The Ashes è il suono della primavera, dell’estate e del piedino che prende il ritmo all’aria aperta, mentre la successiva I Can’t Have You As A Friend mette i brividi per la fermezza con al quale dipinge il distacco umano. Ascoltando questo disco la speranza è che tanta bellezza possa essere condivisibile ed apprezzare anche da chi, come me del resto, non visse quell’epoca in prima persona. Del resto basta un poco di senno per capire che qui mani, gusto ed anima sono al meglio e che la musica che va diretta al cuore è da mantenere ed accogliere, ci verrà buona nei momenti di bisogno.
Amelie ci prende per mano nel commiato affidato a Don’t Bring It Home, noi ringraziamo Lei, Michael e Jérémy e restiamo ancora un po’ qui, ad ascoltare le ultime note che rimangono nell’aria.
The Gentle Spring -Looking Back At The World (Skep Wax, 2024)
