Daydream Three – Stop Making Noise (autoprodotto, 2024)

Il rammarico iniziale nell’ascoltare i Daydream Three è quello di essermi perso i loro primi due album, rispettivamente Daydream del 2019 e the Lazy Revolution del 2021. Nomi facce conosciute della Sicilia rumorosa, Enzo Pepi già coi Twig Infection a voce e chitarra, insieme ai solidi Alessandro Formica e Vincenzo Varisco alla sezione ritmica. Spunta anche a Carlo Barbagallo a doppiare le voci in un paio di brani per un album che è una bellezza vera. Musica rumorosa e viva ad una velocità ragionevole e matura che riesce a rimanere storta e con lo sguardo su un oltreoceano che fu.

I primi due brani sono esteticamente perfetti: la stortura nervosa di Death Makes Fun Of Us con un cantato insieme altero e colloquiale, il ragù domenicale della letargica Meat Sauce potrebbero essere un 7” perfetto, in uscita su Sub Pop nel 1992. Ma c’è fortunatamente molto altro in Stop Making Noise, dieci brani di rock nervosi e di polso, cambi di ritmo ed improvvise melodie come in We Are Not Guilty, nella quale la melodia prende il sopravvento su Enzo ad esempio. Poi la cadenza dell’Ilinois in Flow ed un’intensità che accentua i chiaroscuri dei brani, vissuti, rugosi e veri. Con Empty Boxes siamo già alla seconda facciata di un LP che riesce a caracollare impertinente dimostrando come si possa arrivare ad una completa maturità artistica senza rimanere uguali a se stessi e nemmeno tradendosi.

Stop Making Noise è un disco senza nessun riempitivo, scritto deliziosamente, maturo ed in qualche modo sexy. In Sicilia si deve invecchiare bene (penso al pressoché coetaneo Paolo Messere) e quando parte una Only Sweet Words che avrebbe fatto la sua porca figura in Anahata beh, che gli vuoi dire?

“…You Can’t Deceive Me…” canta Enzo, non li freghi mica questi, si ricordano bene di come sono andate le cose e ci dimostrano che anche nel 2024 si può suonare classici senza essere passati.

Gran bel disco che darà il suo meglio nell’inverno, sotto una betulla bianca, in una città ventosa, quegli ambienti del cuore insomma.