The Astral Syndicate. Conversazione con Tommaso Risto in attesa del passaggio fluviale

“Ciao Vasco, come stai? Ti scrivo perché ho fatto un disco che uscirà a breve e te lo vorrei mandare. Ho avuto la malaugurata idea di autoprodurlo quindi dovrei iniziare a promuoverlo un po’. Lo farò uscire a nome Astral Syndicate che sarà un progetto perlopiù aperto e collaborativo…”

Queste le parole che mi sono ritrovato via messenger da Tommaso Risto, già attivo come Passed negli anni scorsi con una bellissima uscita per Boring Machines nel 2016. Non ci sentivamo dal 2016 ma ben ricordavo le sue peculiari qualità sonora e la voglia di ascoltare la nuova uscita era parecchia. Di A kind of magic e di quel che mi ê sembrato di capire ascoltandola leggete in sede di recensione, mentre qui potete esplorare con noi cosa come quando e perché questa nuova avventura ha preso il via.

Ciao Tommaso, come stai? La prima domanda è abbastanza scontata…che è successo in questi 9 anni? Astral Syndicate è una continuità con Passed attraverso Tommaso oppure non ha nulla a che vedere con ciò che successe allora?

Ciao Vasco e grazie di avermi invitato a fare due chiacchiere. Di sicuro ne deriva. Negli ultimi anni mi sono trovato a lavorare a dei live più “elettronici” e meno dipendenti dagli strumenti acustici. In breve questa necessità è diventata uno stimolo ed ha messo le basi per la creazione di Astral Syndicate.

A Kind of Magic è perfettamente dosato, quasi pensato da una mente “superiore” mente i musicisti che hanno preso parte alle registrazioni sono parecchi. Che tipo di lavorazione è stata? Come sei arrivato a progettare presenze ed interventi? Che margine di libertà hai lasciato agli strumentisti?

Chi ha partecipato al disco fa parte di quella fantastica cerchia di persone con cui si condividono le demo, gli ascolti, le idee e le opinioni su questo mondo, quindi è stato totalmente naturale. Nella maggior parte dei casi si è trattato di vedersi e registrare degli strati di sonorità organiche (no, non in quel senso) che mancavano al disco. Con Filippo Manfredi Giusti ci siamo visti verso fine estate con l’idea di aggiungere un Korg MS20 in qualche pezzo, e due di questi sono finiti nell’album. Con Alby (Hexn) invece ci siamo affidati al mondo virtuale mandandoci demo e idee, perchè volevo che mettesse dei fiati su alcuni pezzi e sono felicissimo di ciò che è saltato fuori. Ovviamente tutto ciò è stato rilavorato per avere un ruolo all’interno dei vari brani.

Legato al tema di qui sopra, Astral Syndicate potrà avere propaggini dal vivo? Che tipo di pensiero hai fatto a riguardo? Sarebbe materiale spendibile anche in formazione ridotta oppure ti piacerebbe rimanere con una formazione ampia come in sede di registrazione, magari per qualche data ad hoc?

No questo disco non è concepito per essere suonato dal vivo. In realtà non necessiterebbe di così tante figure, ma semplicemente non lo è. E credo sia stata la parte più divertente del processo quella di usare nastri, loop, poter pitchare interi strumenti e campionare pezzi di jam session senza il pensiero di portarli live. Quella della limitazione è un’etica creativa che ho sempre rispettato, ma ultimamente non ne ho tratto gran giovamento. Quindi sto ancora cercando di capire quale sia la sua dimensione live ma di sicuro non sarà quella del disco.

La magia è onnipresente nell’album e nella tua nuova etichetta. Spesso è proprio la musica a sembrare magica, creazione che una volta creata vive quasi di vita propria, riuscendo a sorprenderci volta per volta. Che tipo di incrocio hanno secondo te queste sue discipline? Quali sono stati i tuoi primi contatti con questi due mondi, magici e musicali?

Magia è una parola che adoro. A seconda del tono e del contesto può descrivere un mondo esoterico e profondo, come la più bassa delle mistificazioni moderne. Il nome dell’etichetta per l’appunto deriva da una serie di battute orribili che stavamo facendo con Iacopo Gradassi di Zen Hex, e credo sia stato proprio lui a suggerirmi di chiamarla così. Il titolo dell’album invece arriva dall’ultimo brano in scaletta, che era una tapeloop che banalmente avevo battezzato A Kind of Magick. Se penso al mio primo contatto profondo con la musica, immagino me da bambino davanti alla TV sperando di veder passare il video di Bullet With Butterfly Wings degli Smashing Pumpkins. Ero letteralmente stregato da quelle immagini e quella musica. Ovviamente non sapevo ancora cosa fosse, ma di sicuro potevo chiamarla magia.


Smashing Pumpkins – Bullet With Butterfle Wings

Le cinque tracce dipingono un percorso che potrebbe essere quasi un archetipo, fra la scoperta del sacro, dello spirito, il sogno, la conoscenza e la magia, ma chi è il personaggio di questo viaggio? Che tipo di soggetto puoi immaginare rileggendo il tuo lavoro? Creatore, mago, ribelle, esploratore? Oppure è un viaggio personale tuo che si fa collettivo nella realizzazione? C’è insomma una storia dietro ad A Kind of Magic?

Gli archetipi che hai citato li trovo tutti interessanti e mi piace l’idea di rispecchiarmi in quasi tutte le loro caratteristiche. Tristemente meno di tutti proprio col mago :D. Però le tematiche che hai elencato sono anche parte della mia vita e spesso è stata proprio la musica la mia porta d’ingresso verso questi mondi, alcuni dei quali li condivido proprio con chi ha preso parte al disco. Ammetto che mi piacerebbe che AS si sviluppasse su queste basi, staremo a vedere.

A Kind of Magic esce con un’etichetta da te gestita, battezzata Tocco Magico. Perché questa scelta? Preferisci avere il controllo sul tuo suono, hai già in mente cosa produrre prossimamente oppure c’è altro dietro questa scelta?

Ho in mente di tenere attivo questo progetto ed altri, e quindi era giusto per me creare una casa che potesse essere anche un punto di contatto con altri artisti. Il controllo del suono è implicito del mondo di cui faccio parte e non è mai stato messo in discussione. Anzi, sono convinto che la musica sia anche e soprattutto un’esperienza sonora e in quanto tale profondamente soggettiva.

Come si nutre Tommaso Ristori artisticamente? Quali le tue ispirazioni, visioni, letture ed ascolto? Come sei finito molto prosaicamente in questo gorgo e come nutri la tua anima in questo senso?

Come sono finito in questo gorgo è una bella domanda. Se intendi “a fare musica di questo tipo”, direi che il punto di incontro con la musica sperimentale è stata la scoperta della drone music verso metà anni 2000. Nel tempo questo genere ha avuto connotati veramente molto diversi tra loro, ma tutti molto interessanti per me. Credo di essermi nutrito principalmente di questo.

Cosa prevede il tuo futuro? Che intenzioni? Per me è tutto, se vuoi puoi chiederci qualcosa tu, oppure aggiungere ciò che ritieni importante ma non ho pensato di chiederti, oppure solo salutarci.

Sarebbe bello se AS si sviluppasse in una sorta di collettivo, credo sia proprio nel suo spirito. Vediamo che succede, di sicuro sto già lavorando a nuova musica e voglio continuare ad ampliare i confini di questo progetto. grazie ancora per questa bella chiacchierata e un saluto a chi è arrivato fino a qui…