Testing Vault – Dani, in nuovi abiti

Questa intervista è frutto del caso e del destino. Lo è nella misura in cui Joshua Pettinicchio sabato in prima serata mi ha inviato il da tempo annunciato nuovo disco di Testing Vault, progetto che Daniele Santagiuliana porta avanti da una ventina d’anni. Lo è perché, casualmente, per questa settimana non avevo potuto programmare le sacrosante interviste del lunedì, trovandomi quindi con uno slot libero. Un colpo di telefono e nel post-cena eccoci a chiacchierare con Valdagno, alla scoperta della nuova produzione Anthropologist Inc.

SODAPOP: Ciao Daniele, come stai? Scusa l’improvvisata, ma Joshua mi ha ricordato dell’uscita del disco solo ieri sera e quindi ho provato a cogliere la palla al balzo!

DANIELE: Tutto bene, grazie, e tu? Sì, sì, abbiamo voluto mantenere un profilo basso perché abbiamo visto che altrimenti la gente si stanca a meno che non sia un album grosso e quindi per evitare che si disaffezionasse siamo rimasti un po’ indietro.

SODAPOP: Felicissimo di trovarti su Anthropologist Inc., che mi sembra si stia costruendo in questi ultimi mesi un bel pacchetto di produzioni e di visioni artistiche che, secondo me, riesce a valorizzare le proprio uscite. Non vorrei parlare di scena ma raggruppando diverse di queste uscite si ha una bella parure del presente…

DANI: Esatto, non è forse una scena perché la scena italiana è molto frammentata però per esempio c’è l’etichetta, la Ghost Box inglese, che segue principalmente il fenomeno hauntology, quindi l’elettronica che si rifà a Delia Derbyshire ed ai film degli anni ’70, qui l’Anthropologist Inc sta facendo una cosa simile ed infatti c’è un concept dietro secondo me che è legato all’uncanny. La copertina l’ho voluta proprio in questo senso uncanny al massimo, è un miscuglio di diverse donne, una ventina!

SODAPOP: AH! Volevo appunto chiederti della copertina, che ho trovato giustamente inquietante. L’idea che mi sono fatto del disco è che siamo arrivati troppo tardi, di ascoltare qualcosa che in realtà è già successo, la sensazione di un ascolto di uno spazio vuoto nel quale probabilmente è successo qualcosa ed anche la presenza della radio da l’idea di un’assenza umana. è ovviamente un trip mio: che tipo di concept c’è dietro a Radio Entropia?

DANI: È un concept che ha a che fare effettivamente con la mancanza dell’essere umano perché riporta ad un periodo passato; originariamente riprende un evento che mi successe quando avevo 17 anni: c’è un tunnel, lo Schio-Valdagno, che è 4 km di lunghezza, dove non prende radio. Io ed il mio amico con la patente, neopatentato, eravamo andati a fare sabato sera a vedere le ragazze a Schio perché insomma, erano i primi viaggi in macchina figuriamoci…stereo a palla e quant’altro! Non avevamo lo stereo in macchina, avevamo proprio quello da mettere dentro, portatile, e subito ci parte il lettore CD, vabbè mettiamo la radio ed amen! Mettiamo la radio ed entrando nel tunnel sapevamo che il segnale sarebbe andato a morire. Solo che questa volta non muore e per i 4 km nei quali siamo stati dentro probabilmente c’erano degli amatori con un’antenna sopra il monte non so, abbiamo sentito questa musica così particolare, strumentale e differente dal solito, che mi ricordo il mio amico andare a 20km/h, probabilmente in prima o forse in seconda marcia, ci hanno superato ed è anche arrivata l’ambulanza perché temevano si fosse sentito male andando troppo piano. Lo facevamo per ascoltare sti cazzo di segnali e quando siamo usciti li abbiamo persi e non siamo stati mai più in grado di ritrovarli! Questa cosa mi è sempre restata dentro molto, l’ho pensata in un’ottica legata alla storia di Testing Vault, quindi laddove ad inizio anno avevo pubblicato I Will Climb This Stairs, molto old industrial tra virgolette, anche formale a livello di artwork, c’è del cemento bagnato, molto minimale, molto asciutto..autoriale quasi tra virgolette, perché vista l’età di quarant’anni bisogna essere autoritari se si fa sta musica! Andando avanti ed avendo finito quel disco sono andato avanti ed ho iniziato a scombinare la roba, ci sono moltissimi dump-cut nel disco, è un disco estremamente tagliato e ciò vuol dire che dentro ci sono tipo 300 campionamenti che mi sono preparato da solo non usandone di prefabbricati. Ogni volta che si sente qualcosa è tutta roba che ho fatto, ho campionato e sono andato a riregistrare. Ho pensato poi a Radio Ethiopia di Patti Smith torcendola in Radio Entropia ed invece che Patti Smith ho avuto le mie testimonial che sono queste signorine. L’entropia poeticamente è questa specie di perdita di vita, molto simile all’anedonia ed al lasciarsi andare, ad un’immobilità. In fisica invece è ordine ed io non voglio l’ordine, voglio…un altro tipo di ispirazione, l’ennesima, è un libro dal quale ho preso anche delle frasi e che consiglio a tutti di cercare e di fare proprio. è This is no year di Blake Butler ed è uno scrittore che effettivamente scrive cose che possono far ridere solo se stai molto male. Cioè, è uno che ha avuto una moglie lucida e beh, ha a che fare con crisi d’identità e quindi c’è stato tutto questo mescolamento. è un concept molto più disgregato che in altri casi, è quasi un rilascio anche terapico, dove sto riuscendo a mettere del rumore invece che del silenzio come nei dischi precedenti.

Sentendo i brani, le frequenze, vedendo la copertina. è come se mi mancassero delle parti di comprensione. In sede di recensione cito due film, Tesis ed Haze, dove fondamentalmente viene a mancare una dimensione e giocoforza sono io ad immaginarmelo. Poi c’è un pezzo che invece essere un tributo (Saxophone Mourning for Ace Farren Ford) però mi sembra più un dialogo od un ponte fra i mondi, quindi non è così semplice come impianto quello del disco.

Da amante delle radio vecchio stile io sono un fan di Konstantin Raudive, che era quello che aveva evidenziato gli Electronic Voice Phenomena
quindi gli spiriti catturati con le onde corte, i messaggi che ora vanno di moda per i cacciatori di fantasmi moderni perché fa molto figo. Infatti ho preso una radio, la drum machine cercando di far loro un tributo, che risulta però così spettrale!

Già ed è perfetto perché fondamentalmente è quella cosa lì, a lasciati sospeso.

Ci son rimasto male tra l’altro perché è morto male ed è morto solo, aveva una bronchite, fatalità è caduto ed ha picchiato la testa, senza nessuno. Lo conoscevo e da tempo dicevamo di far qualcosa insieme, sono riuscito a fare una traccia su una delle sue compilation, La Blorp Esette, che iniziò a produrre da giovane con Captain Beefheart. Ne aveva fatti quattro volumi ed io sono stato abbastanza fortunato da esserci inserito e però saperlo morto così da solo, scoperto dopo giorni, mi ha lasciato veramente male.

Capisco, credo però che alla fine si muoia tutti soli e conoscendo diverse storie credo che avere una socialità un pochino ristretta non sia un male, anzi!

Tra virgolette sì, meno obblighi contrattuali e sociali in alcuni momenti è forse la via. Questo fatto ha poi riscatenato anche la morte del mio patrigno avvenuta poco tempo fa e quindi ho ributtato fuori un pochettino…

È toccante come disco, si sente che c’è una comunicazione. Poi è chiaro che ti mandano delle parti.

Non è struggente, non è melanconico.

No, però ti smuove! Ed il fatto che io non lo capisca fino in fondo, cosa legittima perché non puoi passare quel che passa all’artista. È un percepire qualcosa, c’è evidentemente un segnale che passa.

Mi fa piacere, grazie!

Invece cambiando a bomba argomento, quando c’è la voce a me è venuto fortissimamente in mente Trent Reznor.

Ha ha, ha! Dai!

Non musicalmente però mi è venuto in mente, come se la sua intensità fosse stata trasportata sul disco, poi non so se possa essere una tua influenza o ispirazioni.

Trent Reznor mi riesce molto facile da imitare con Bjork tra l’altro! Con gli amici quando suoniamo insieme comincio a rifare una loro versione di Jingle Bells perché sono veramente facili da riprodurre! Oltre agli scherzi Reznor lo ammiro tantissimo anche per una questione di sound design e Fragile è uno dei miei dischi preferiti di sempre e quindi c’è di sicuro una componente sua. Io poi sarei oiu per arrivare in un orbita David Tibet o Genesis P Orridge però non ho la loro stortura né il loro vocabolario perché la loro nascita inglese si percepisce, anche il gergo antico e lo slang. Comunque non ho delle vere e proprie ispirazioni vocali, l’unica è di non suonare male, infatti avevo smesso il più possibile di far roba vocale perché non riesco ad ascoltarmi!

Ah, fai fatica a riascoltarti?

Faccio veramente fatica, altrimenti userei molto di più la mia voce.

Beh, comunque in questo disco quando c’è apre delle porte su altri scenari senza prenderei il sopravvento, in un ottimo equilibrio.

Grazie!

A livello di ideazione e composizione quanto tempo ti ha preso il disco?

Allora, l’ho anche scritto perché scrivo sempre quanto ci metto bene o male. Ci ho messo un mese più o meno, non ci ho messo molto ed infatti è stato molto spontaneo come lavoro, quello che ha sbloccato dopo invece mi ha portato via il resto dell’anno e quello si sentirà nel 2025 investimenti permettendo. È uno split che uscirà in primavera, poi un doppio che rivoluzionerà completamente Testing Vault. Non nel senso che diventerà techno ma nel senso che incorporerà un elemento che non ho mai utilizzato fino ad adesso e che qua di è subodorato un pochettino, che sarà il rumore. Lo static wall of noise combinato
con la psichedelia di Testing Vault è quello che sta succedendo con i beat di Throbbling Ghristle. È una roba pesante che ho proposto ad un paio di etichette ma che per ora purtroppo non ha ancora trovato casa. Di progettazione poi per l’album esce tutto in maniera molto organica, è come dipingere, però prima della musica vengono i titoli, a differenza dei dipinti. I dipinti non hanno titolo, mai, arrivo a metterlo in un secondo momento per Facebook od Instagram, mentre il brano deve avere un titolo perché altrimenti non riesco a fare una nota.

Intrigante questa cosa, quindi i titoli sono quelli e tu li riempi in qualche modo?

Sì, esatto. Anche questa è una cosa che non so come lavori a livello mentale, se ci sia un approccio differente o voglia dare quella visione differente al titolo. Ad esempio The Sea Gloved, la seconda traccia, mi ha dato l’idea del plancton notturno, quello fosforescente, che mi hanno portato ad usare un vibrafono ed un organo giocattolo per riempirla dando quel senso di onde, di ritorno di schiuma e di fosforescenza.

È vero che l’avere un ruolo può indicarti una direzione.

Sì, secondo me è essere un attimo più malinconico, più surreale…

Ma This Heaven is Void of Light invece?

Allora, Void of a light è stata una performance ispirata (e pronunciarli non è semplice) Metgumbnerbone, una formazione di inglesi molto eccentrici che andavano a fare i tombaroli allegri negli anni ‘80 e facevano rituali alla Wicker Man con maschere, musicando e registrando di notte. Io mi son messo nelle fondamenta di casa mia di notte, con dei ferri. Heathen is Void of Live perchè c’è il vuoto e non c’è luce, per me era il ricercare i vari punti cardinali dove uscire, mettendomi volontariamente con uno stento nel vuoto al buio a ricercare cosa fosse cosa. Inizialmente era una cosa molto più lunga ma Joshua ha molto orecchio per correggere il tiro e quando sente qualcosa che non va mi ha raddrizzato, facendomi togliere qualche minuto. Parte piano ma finisce con il salto e ne sono molto contento! Apprezzo molto i consigli di chi ne sa di musica e proverei a seguirli anche se fossi tu a darmeli.

È vero che avere un feedback centrato da qualcuno è importantissimo per avere un filtro di uscita..,

Rischia di essere autoreferenziale in effetti! La cosa buona è che cambio così spesso direzione da non essere identificabile, non ho il rischio di annoiare perché il primo ad essere annoiato sarei io!

Dicevi che le donne in copertina sono un Unione di molti così ma in basso a sinistra ad uscire è soprattutto Margot Robbie!

È vero! Una di loro era Margot Robbie…
Ho cercato di sporcarle il più possibile, contaminandole, ristampando sulle fotocopie e tutto ma certi tratti rimangono!

Che ragionamento ti ha portato verso questa immagine?

È stata una cosa abbastanza ironica, nonostante il disco sia un enorme cestone di ricordi, confusioni, lutti e terapie l’idea era quella di una cover alla Whitehouse quindi molto riconoscibile di un soggetto in B/N fotocopiato male. Quale migliore maniera di pubblicizzare Radio Entropia se non con le mascotte di Radio Entropia? Possiamo dire che abbia le pin-up!come negli anni ‘60 delle radio, con un bel po’ di rioni a perché quest’anno ho avuto un sacco di ascolti i in più pubblicando per un’etichetta harsch noise ed i molti hanno detto di essersi persi tutto il mio passato comprandomi la discografia intera! Mi chiedevano perché avessi avuto delle copertine colorate…dovrebbero essere in avanti per apprezzare certa musica ma sono inseriti ne stanno ancora lì a tirarsi storie sul tenore di una copertina. Quindi eccoci, l’ho fatta per loro!

Ormai l’immagine stilistica fa tanto soprattutto in alcuni ambiti musicali.

A me piaceva molto la mancanza di immagine. Non hai in mente la faccia di un Colin Popper o di un Andrew Lile, quello mi è sempre piaciuto dell’industrial. Chris Carter di viso non se lo ricorda più nessuno pur essendo stato nei Trobbing Ghristle.
Alcuni però cercano quello ed ho voluto fare una sorta di presa per il culo in questo senso.

Amò l’idea di riconoscere le persone in quanto tali come musiciste, sarebbe splendido riconoscere un collega musicale come artista noise dopo quindici anni, una bellissima sorpresa.

Ho avuto un paio di sorprese bellissime con persone magnifiche che si sono appassionate alla mia arte, visiva e sonora (arrivando a prendersi la mia discografia completa), cosa che mi ha reso felicissimo.

Suoni da più di 21 anni e mi sembra una bellissima situazione, no?

Ho avuto momenti tanto pesanti ed ora spiegare Radio Entropia risulta quasi difficile, ma c’è una cosa chiara a mi si riconosce, non ci sono più i filamenti ed i fantasmi dell’ultimo disco.
Per le gente che si è presa la discografia in blocco non credo sarà facile ma mi sembrano sempre contenti, quindi meglio così!

Fantastico, grazie mille Dani!

Super gentile, grazie mille a te!