Albert Mudrian – Choosing Death (Tsunami, 2009)

Lentamente anche da noi le case editrici vanno colmando le lacune in materia di musica estrema, o comunque non legata al rock mainstream, dando alle stampe testi che già all'estero hanno ricevuto giustamente attenzione. Fra tutte emerge la neonata Tsunami che rende disponibile Choosing Death, scritto dal direttore di Decibel Magazine Albert Mudrian; di cosa tratti lo spiega piuttosto bene il sottotitolo: L'Improbabile Storia Del Death Metal E Del Grindcore.

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Concrete – Gvttae Sangvinis (Donna Bavosa/Sanguedischi/Shove, 2009)

Preparatevi perchè più che una recensione si tratterà di un epitaffio, di quelli stile Kina (beh un po' più brutti, visto che i valdaostani erano più emo di tutte le generazioni a seguire messe una sopra all'altra). Mi pare che i Concrete si siano sciolti e già il fatto che scriva "mi pare" la dice lunga su tutto, il fatto è che i Concrete tutto sommato hanno reincarnato tutto quello che di buono si può avere dall'hardcore e non parlo tanto della musica, ma del fattore attitudinale che per quanto mi riguarda è l'unica cosa che ha dato e dà un minimo di senso al punk. Per come la penso io i Concrete oltre ad essere delle gran brave persone sono stati uno dei gruppi più male/bene assortiti che abbia mia visto in vita mia, a volte così diversi da essere quasi complementari. Ok, potremmo dire che anche in questo potevano ricordare dei Rorschach "de noantri", ma non si fermavano a questo, erano e sono romani nel senso nobile del termine: come le borgate, "Mamma Roma" e gli stornelli… e che ci crediate o no, io nei Concrete c'ho sempre trovato sempre tutte e tre le cose.

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Dona Ferentes & Rag Mother – S/T (Nighthawks Tapes, 2008)

Primo split per la Nighthawks Tapes in cui apre le danze (si fa per dire) Dona Ferentes & Rag Mother che altri non è che Michele Mazzani di Palustre, che lascia due tracce lo-fi fra fruscii, feedback, loop più o meno ossessivi e rumore bianco a palla. Verrebbe da dire che l’estetica è degna della roba lo-fi cupa, influenzata dal giro black metal, ma a me sta cosa del black metal sta sulle palle, quindi se l’aggettivo vi destasse grandissime emozioni, seguitelo coerentmente e suicidatevi: poi chiamatemi per fare le foto (ma anche per fare le fotto, un po' come fa quella guerriera di vostra madre).

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Stefano Giaccone – Come Un Fiore (La Locomotiva, 2007)

Mi ritrovo a scrivere che a parte le dovute eccezioni non ho mai sopportato il cantautorato italiano, neppure gli intoccabili come De André (che se solo, col senno del poi, vedesse e sentisse che gente ha in casa le sue raccolte, forse si sarebbe limitato ad andare a mignotte invece che scriverne nelle canzoni) e non sono neanche un fan sfegatato dei Franti, anche se rimango convinto che fossero degli eroi per vari motivi. Mi trovo a ripetere che i Franti non solo hanno avuto, hanno e a avranno, il nome più bello di sempre, ma un gruppo che suona rock e per di più melodico, in un epoca ed in una scena in cui "gli altri" sono Negazione, Kina, Contrazione, Declino, Wretched, Nerorgasmo et similia, beh, concorderete anche voi che già solo per questo meritavano il nome che si portavano.

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