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Acid Baby Jesus – Selected Recordings (Slovenly, 2014)

Interessantissima seconda uscita per questa bizzarra formazione greca che all’occasione si è rifugiata in un’isoletta dell’ Egeo al fin di partorire questo piccolo gioiellino. Tra mitologia e realtà ci ritroviamo tra le mani un album che di ellenismo apparentemente non ha nulla: al contrario ci spostiamo fino al celebre Zabriskie Point per immaginare una cocente jam tra i vortici di Velvet Underground e il modernariato di bachelite dei migliori Black Angels.

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Loveless Whizzkid – We Were Only Trying To Sleep (Seahorse, 2013)

Mi sarei aspettato dai Loveless Whizzkid, catanesi come gli Uzeda, l’ennesima riproposizione di quei suoni anni ’90 immersi in un catrame noise di basso e chitarre. Eppure non è proprio così o almeno non solo, seppure poco o nulla di nuovo c’è sotto il sole di Agosto: il giovane trio siciliano, grazie anche alla magica miscela grezza in fase di missaggio ad opera del bassista degli Shellac Bob Weston (unico il suo tocco coi Sebadoh di Bakesale e in tanti altri lavori), vomita fuori un suono spaventosamente onesto, melodico ma senza troppi compromessi.

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Tetrics

Tetrics – S/T (Autoprodotto, 2012)

I Tetrics nascono come dinamica cover band della provincia anconetana, qui all’esordio con pezzi tutti originali. Apparentemente non ci sono pretese, o meglio, il proto-punk stradaiolo è merce che abbiamo sentito e risentito un milione di volte eppure, nonostante (o grazie) allo sgraziato cantato italico, i pezzi acquistano un sordida personalità tanto quanto può averne Iggy Pop mentre si rotola tra sputi e bottiglie rotte.

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Paolo Cantù: soltanto io, da solo.

Paolo Cantù si è fatto le ossa in seminali gruppi dell’industrial italiano all’inizio degli anni ’80, ha suonato la chitarra nella primissima formazione degli Afterhours, è stato parte di un gruppo fondamentale per la musica sperimentale come A Short Apnea, ha militato in Six Minute War Madness, Uncode Duello, EAReNOW e in un’infinità di altri progetti, di cui ci siamo spesso occupati. Chiusi tutti i precedenti capitoli, quest’anno la sua storia è ripartita con un nuovo nome, Makhno, e un album, registrato in quasi completa solitudine, che è da annoverare fra le cose migliori uscite nel 2012: Silo Thinking è un’opera intensa e complessa, diretta ma non facile da circoscrivere in tutte le sue molteplici diramazioni. Abbiamo voluto saperne di più e, già che c’eravamo, ne abbiamo approfittato per ripercorrere le tappe della sua carriera.

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