Loobiecore, ovvero dell’essere un perdente di successo.

Mi sono sempre concentrato, forse un po’ morbosamente, su Lou Barlow. Non fraintendiamo, non sono ai livelli di D. Chapman e delle sue tragiche attenzioni verso John Lennon (Lou, non serve neanche dirlo, per indole ha sempre cercato di rifuggire da certi meccanismi tipici legati alla vita da rockstar). Il fatto è che ho apprezzato un po’ tutto quello che ha fatto, pure certa spazzatura targata Sentridoh o Folk Implosion perchè anche questa, comunque rappresentava sempre una porta in cui entravo ed intravedevo la sua vita immaginaria, qualche perla rara registrata in cucina tra i piatti da lavare, la sua camera zeppa di cose e la sua indeguatezza espressa in tutti modi: dietro le canzoni, dietro gli scarabocchi delle cover, dietro quegli occhialoni inguardabili da adolescente.

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Hazardous Waste – Pussyhead (Autoprodotto, 2013)

L’indefessa poetica dei rifiuti continua la propria sciancata strada attraverso i pezzi dei ritrovati Hazardous Waste che da un certo punto di vista non sono null’altro che il lato intellettuale (!!!) dei Messa In Piaga. Perlomeno stavolta abbiamo una parvenza di strutture/pezzi dove prima pareva solo effetto di psicofarmaci scaduti. Ricordate le celebri improvvisazioni dei Sonic Youth ai tempi di Ciccone Youth e Death Valley ’69? Ecco, togliete Thurston Moore e soci e sostiuiteli con i tre deficienti del piano di sotto che vi lacerano gli zebedei ascoltando cumbia alle tre di notte.

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No Age – An Object (Sub Pop, 2013)

Parto dalla conclusione: a Thurston Moore (almeno quello dei tempi di Evol, Daydream Nation o Goo) questo disco piacerebbe.
Detto ciò, mi dilungherò un pochino su quanto il quarto lavoro dei No Age sia un ensemble piacevole di undici tracce fondamentalmente noise dove il lavoro che loro definiscono avant-garde si sente; si potrebbe discutere sul concetto di ‘avant-garde’ che, ormai, è post-garde (su questi lidi sono già arrivati in tanti e No Ground potrebbe essere uscita anche dalle menti dei nostri preziosi Wora Wora Washington, tanto per dire qualcuno – e tirare l’acqua al mulino nazionale -…) e certe schitarrate spastiche e sbilenche ricordano un pò troppo i Sonic Youth o i Pavement da giovani – I Won’t Be Your Generator – o anche i Ramones Defector/Ed -.

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Golden Gurls – Typo Magic (Damnably, 2013)

Non saprei dire se il nome è una storpiatura di una vecchia serie televisiva statunitense ma certo è che il trio di Baltimora, attivo dal 2009, butta un bel macigno nel mio stagno quotidiano. Typo Magic fa paura perchè sembra uscito nel 1993 e, sentite due canzoni (ascoltare lo streaming qui sotto per la riprova immediata), riprende esattamente sia da quelle chitarre melodiche e fuzzy, quasi da plagio nei confronti dei Pavement più grezzi (Tidal) oppure, fate voi, dagli attacchi alla Dinosaur Jr (Kid Tested, Providence).

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