Shonen Knife – Overdrive (Damnably, 2014)

Venti album in trentatrè anni: c’è poco da aggiungere al trio femminile, felicemente ribattezzato Osaka Ramones. Un ennesimo elementare inno alla vita, nonostante istintivamente mi sia portato la mano destra sui gioielli di famiglia, dopo aver letto il titolo dei primi due pezzi (Bad Luck Song e Black Crow). Rispetto alla precedente prova Pop Tune, forse più riuscita, le tre giapponesi, pur non rinunciando alla loro oramai proverbiale vena pop punk su massimi livelli, spingono maggiormente l’ispirazione verso certo hard rock anni settanta con riff retrò sempre mirati e diretti.

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Mark Putterford – Phil Lynott: The Rocker (Omnibus Press, 2002)

La fascinazione per i Thin Lizzy mi ha preso così per caso, un mattino di settembre. E' una di quelle cose che ti trovi addosso, aggrappata come una scimmietta e non ti spieghi bene il motivo. Soprattutto se per almeno i 20 anni precedenti non ti era mai venuto in mente di promuovere i Thin Lizzy a una categoria mentale più elevata rispetto a quella delle "band-che-non-mi-interessano".
Ma spesso le categorie sono cazzate definite a priori. E infatti… eccomi qua, come un deficiente, a decantarne le lodi e a tentare di convincere qualcuno a starmi a sentire, mentre parlo di una band a cui non ho mai dato un centesimo. E a cui ora di centesimi ne sto dando non pochi, comprandomi tutto ciò che riesco a reperire.
In un recente blitz nella capitale del Regno Unito mi sono trovato di fronte a questo libro usato (per la modica cifra di 2 sole sterline: in pratica un piccolo miracolo londinese, visti i prezzi correnti); l'ho preso e ne sono rimasto fulminato.

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