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Chapter – Two (The Biographer) (Saiko, 2007)

Copertina extralusso stile piccolo libro "di una volta" con tanto di booklet strafigo per questo duo svizzero, in fin dei conti che puntino molto in alto si vede e si sente. Ho detto qualcosa di brutto? No, anche perché tutto sommato parliamo di un gruppo cantautorale, pop a tutto tondo e indipendentemente dal successo che avranno questo disco è un prodotto studiato e congeniato per un pubblico piuttosto ampio. I Chapter sono quello che succede mettendo insieme un cantautore ed un produttore e nulla di male perché il risultato è una serie di canzoni melanconiche "guitar driven" con tanto di arrangiamenti di voci, archi e tutto ciò che serve perché si differenzino da molte produzioni inde lo-fi (visto che questa lo-fi non lo è in nulla).

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bexarbexar

Bexar Bexar – Tropism (Own, 2007)

Normalmente quando leggo di un disco in cui la chitarra acustica la fa da padrona sono sempre un po' scettico, non dipende neppure dal genere, anzi, a diciassette anni nelle ho scritto a Suzanne Vega. Posto che quella gran donna della Vega non mi ha mai risposto (strano vero?!) la nausea per il genere mi deriva da tutta quell’ondata seguita allo sc-"emo"-core che "minchia, cosa ci vuole… cantautore in cinque minuti pure io!". Se lo sc-emo core non bastasse che ne dite di quelle tavanate cantautorali indie che Simon And Garfunkel, Jackson Browne per non parlare di fenomeni come Buckley (padre) o Drake non avrebbero suonato nemmeno come accompagnamento per andare al cesso?

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frluzzi

FR Luzzi – Happiness Is An Overestimated Value (Arab Sheep, 2005)

Elogio della lentezza. Elogio della velocità. Andare forte e consumare tanto. Non sgasare e guidare in sicurezza. Elogio della regolarità. Elogio della marmitta bucata. Elogio del silenzio del nuovo motore a zero consumi per la città. Serie di cartelli di rallentamenti. Ponte. Fine della serie di idiote considerazioni per introdurre il leit motiv di questa recensione.

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