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The Mainliners – S/T (Crusher, 2007)

Ne abbiamo già parlato, di questi garage rocker nordici, in occasione dell'uscita di un loro singolo per la ottima Crusher Records. Rieccoci – con un lieve e colpevole ritardo da parte mia – a occuparcene.
Vedete, il fatto è che il rock viaggia con bioritmi strani, irregolari e, diciamolo, bastardi. Ti prende, poi ti molla, poi ti riprende e poi ti sfancula ancora. Questo tanto nella vita di tutti i giorni, quanto nei dischi. E così il bioritmo rock dei Mainliners doveva essere in un picco tendente al basso quando hanno composto l'opening track di questo album, la sconcertante Olivia, ovvero un brano che ricorda perigliosamente Bryan Adams in una giornata di vago sixties revival.

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Rock And The City – Death Is Not The End?

Quando queste righe saranno consegnate alla Rete delle reti, Pasqua sarà andata e venuta in un battibaleno, col suo significato di morte e resurrezione per chi conserva un barlume di religiosità. Non io. Mai avuta manco un'oncia, se è per quello, e men che meno in questi tempi disastrati. Nello specifico di quanto leggete qui sotto, tuttavia, la cosa non conta nemmeno un po'. Qualche settimana fa ho finalmente rimesso ordine tra le riviste del 2006 e, sfoglia di qua e rileggi di là, ho fatto due conti. Mi è venuta la pelle d'oca nel redigere la lista – solo mentale: guai anche a considerare di prendere in mano una penna – di chi se n'è andato dal variopinto e rutilante mondo del "rock". C'è un problemino, da qualche anno in qua: i musicisti che hanno fatto la storia (piccola o grande, non conta) divengono sempre più vecchi, scoprendosi, e scoprendoli noi, normali uomini. Quelli che non ci hanno rimesso le penne da giovani & belli, per incidenti o – come dire – malattie professionali, sono arrivati fin qui e rischiano di salutarci da un dì all'altro, né più né meno dei simpatici e solari vecchietti della bocciofila che incrocio al parco pubblico il sabato mattina.

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The Mainliners – Dead Man’s Hall/Daughter Of Dimes 7″ (Crusher, 2004)

Una seratina che è lì-lì per iniziare, buio fuori, gli anfibi che per qualche motivo restano addosso, la cintura borchiata si allenta ma non si sfila.
Il momento è cruciale. Potresti frugare in quel ripiano della libreria e riesumare quei 3-4 grammi d'erba, oppure svuotare la bottiglia di Merlot. Ma anche tutte e due le cose.
E poi finisce che ti butti sul vino, perchè la stanchezza ti ovatta i movimenti e rollartene una non sarebbe proprio cosa. Mentre ti versi il primo bicchiere e guardi il rosso rubino, ti viene in mente che hai mezza dozzina di 45 giri in un angolo della stanza, che attendono una recensione. Li ripeschi e il primo è firmato dai Mainliners. Lo piazzi sul piatto senza pulirlo, dai un calcio allo stereo, per sbaglio, e il disco parte da metà.

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Dead Man – S/T (Crusher, 2006)

Da rimanere a bocca aperta come ragazzini di fronte alla nuova Playstation o come pornofili per la prima volta in un sexy shop. Il loro nome è poco accattivante, ma tant'è: quello che conta è il sound e – per dio – questi nordeuropei (svedesoni) ne hanno a pacchi di sound. A pacchi. Cosa c'è nell'aria lassù? Non so dirvelo, fatto sta che la percentuale di band notevolissime che le lande dei fiordi e dintorni sfornano è esagerata. La parola d'ordine, stavolta, è Seventies.

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