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Smallgang – San (Damnably, 2014)

Alla seconda prova il trio londinese Smallgang, formato dai fratelli Kobayashi e dal batterista Matt Atkins, colpisce per semplicità nel guardare prevalentemente oltreoceano verso i suoni della musica indipendente dei primi anni novanta. Un po’ come tutte le uscite Damnably, direte voi. Nei momenti più riusciti la band riesce a coniugare la delicatezza impalpabile e il noise trattenuto dei Seam (Dust) con un basso pulsante che ricorda i fratellini sfortunati dei Buffalo Tom, ovvero i Cold Water Flat, scomparsi ormai credo nella memoria (a meno che Damnably non li recuperi, appunto).

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Smallgang – Trespasses (Damnably, 2011)

“Una delle band live più interessanti del panorama londinese!”…Non male direi come presentazione. Ma si sa che i comunicati stampa spesso tendono a puntare alto. Troppo? Punti di vista. Certo, l’album di debutto di questi quattro londoneers che vantano i complimenti di VIPs come Geoff Farina dei Karate e Dick Dale (sì. Lui. Mr. Misirlou) è decisamente suonato bene, voce profonda e slacker – basta sentire la title track -, pezzi che ricordano (neanche tanto vagamente) i Radiohead prima che diventassero un’entità indefinibile (leggisi ‘fino a OK Computer‘) – Cockpit, Arrows – e i Pavement Leaves – a dimostrazione, tutto sommato, della sicura eterogeneità dei riferimenti musicali dei fratelli Kobayashi, combo anglo-giapponese fondatore degli Smallgang e, nonostante ci siano tracce per me davvero degne di nota – Made In China, Like A Velvet Glove Cast In Iron -, chissà perchè il loro lavoro non riesce a trasmettermi più di tanto.

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