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Agaskodo Teliverek – Psycho Goulash (Midfinger, 2009)

Mentre ascoltavo questo disco pensavo che un termine più di altri basterebbe ad inquadrarlo in modo più o meno decente ed il termine è “giap-pop”… il termine esiste? No? Se non esiste posso diventare famoso come quel giornalista che aveva inventato "post-rock"? Oppure posso entrare nell’accademia della crusca? (Per altro ho un quesito estemporaneo sull’accademia: ma sono gente che in virtù dell’appartenenza a quella specifica accademia non ha problemi di intestino pigro?… no, perchè ultimamente mi rendo conto che non è mica roba da sottovalutare!).

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Ty Segall – S/T (Castle Face, 2008)

A volte è meglio tornare indietro, ma farlo davvero, senza tentare la strada della reinterpretazione in chiave moderna: niente paura, in questo disco non troverete gruppi finto pop anni '80, oppure finta new wave, oppure finto folk, oppure finto _ _ _ _ _ _ (in modo da rendere questa recensione duratura nel tempo, aggiungete voi l'ultimo recupero di sonorità del momento pompato da tutte le riviste). La ricetta di questo disco non è complicata: prendete le spiagge della California, aggiungete Roy Orbison, le tavole da surf, il punk (quello "primitivo") e una atmosfera da junkie che piacerebbe ai Royal Trux: insomma, il rock and roll.

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The Points – S/T (Mud Memory, 2008)

Roba da far sembrare gli Zeke progressive con l'ukulele e i Ramones troppo concettuali per essere punk-rock, The Points, trio/duo(?) della Virginia, vanno giù a testa bassa coi soliti giri one-two-three-four, ma lo fanno a meraviglia. C'è da notare che il tasso di acidità della chitarra, gravida di fuzztoni e riverberi, fa spesso strabordare l'anima della band in un garage emozionale e volitivo, ma senza cedere un momento o tirare il fiato.

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