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The Tall Ships – On Tariffs And Discovery (Minority, 2011)

That's only post-rock, but I like it. Ecco cosa ho pensato qualche minuto dopo aver iniziato ad ascoltare On Tariffs And Discovery. Perchè ci sono i suoni dilatati ed intensi, le chitarre che si rincorrono, le canzoni che cambiano marcia in corsa e si trasformano diventando completamente un'altra cosa rispetto a come erano iniziate, giochi di contrasto tra una dolcezza estrema e una furia scatenata e scatenante, la (quasi) calma che precede la (quasi) tempesta sonora.

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Shuteye Unison – Our Future Selves (Park And Records, 2010)

Lasciando perdere il brutto video del pezzo di punta Be Kimball (se proprio lo volete vedere ecco qui), la Skyrescraper media ci offre spesso cose interessanti, quindi è meglio andare un attimino più a fondo con i Shuteye Unison. il gruppo di S. Francisco ad un distratto ascolto sembra essere una band con molto poco da dire, nel suo far riferimento in pieno 2011 con una discreta personalità a gruppi come Appleseed Cast (Century M e Swear Words sono molto vicine al doppio del 2001), From Monument To Masses (c'è chi scomoda addirittura i Tool più pop, ma non essendo un cultore di questa band non posso esser molto d'aiuto), o Pinback (Better Hallway Vision).

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Pinback – Autumn Of The Seraphs (Touch & Go, 2007)

I Pinback potremmo tranquillamente definirli un "superduo" risultato dell'unione creativia di Rob Crow (ex Heavy Vegetable, Thingy, Optiganally Yours, collaboratore dei Team Sleep nonchè apprezzato solista) ed Armistead Burwell Smith IV, già bassista dei leggendari Three Mile Pilot. I due ragazzi di San Diego, accompagnati da una serie di turnisti, registrano assieme da una decina d'anni, arrivando a pubblicare quattro album piuttosto apprezzati nel circuito universitario americano, di cui questo Autumn Of The Seraphs non è che l'ultimo della serie. Denso di piccoli acquerelli squadrati e meticolosamente strutturati, ma dotati di una spiccata sensibilità pop, il disco scorre armoniosamente, a partire dall'iniziale From Nothing To Nowhere, accelerata pièce chitarristica in cui, fin da subito, si nota una maggiore cura del suono rispetto agli esordi come "bedroom band", comunque Pinback fino al midollo impregnata com'è dei cori dei due leader che si incastrano, si confondono, si alternano alle parti strumentali quasi "math" del grupp.

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The Tall Ships – Paint Lines On Your Glasses Look Up At The Stars… (Minority, 2006)

Mi ha incuriosito il fatto che l'esordio dal titolo chilometrico di questo terzetto di S. Diego sia uscito per un'etichetta della Repubblica Ceca, la Minority Rec., la quale già può vantare un nome come Gastr Del Sol. Sembra però che i Tall Ships, a detta del cantante/ chitarrista Steve Kuhn, recentemente abbiano contattato una label concorrente che in futuro, anche per ragioni di vicinanza, sappia garantire un maggior supporto e una maggiore promozione al gruppo. Scopriremo presto quale (Touch and Go? magari!). Paint Lines… é un connubio di armonie (a volte lineari a altre meno) di chitarra (ottima), basso e batteria debitori tanto al math quanto al post rock.

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