Psychofagist: grind freak con eleganza

Ho scoperto gli Psychofagist ai tempi del loro disco su Subordinate: li avevo trovati interessanti fin da subito, tanto che li comprai senza battere ciglio. Le uscite successive hanno confermato che si trattava di un gruppo interessante, oltre che anomalo, infatti, nonostante viaggino a velocità assurde, usino ossessivamente passaggi tecnici, sfoggino stranezze e violenza cieca, i nostri riescono a mantenere una certa dose di ironia, che in ambiti come quello grind e death metal è merce piuttosto rara. Dopo averli visti dal vivo varie volte, oltre a notare i progressi tecnici e la capacità di elaborare pezzi intricatissimi, non ho potuto non sorridere a certe battute che facevano da contrappunto a un approccio molto serio, ma allo stesso tempo non privo di quell’attitudine punk che a certe latitudini risulta quasi inesistente. In tempi in cui molti lamentano la carenza di gruppi validi, gli Psychofagist coniugano tecnica e personalità in modo davvero interessante. Provare per credere.

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Camion – A Serenade For Yokels (Autoprodotto, 2011)

Appena mi è capitato fra le mani il disco di questo terzetto romano non ho potuto non pensare che avessero uno dei nomi più brutti, o quantomeno banali, mai sentiti; la prospettiva ha cominciato a cambiare leggendo i titoli delle canzoni (fra cui spiccano gli eloquenti Route 666 e Cowbell From Hell) che rivelavano un immaginario simpaticamente cazzone e decisamente lontano dalle tendenze di genere. L'ascolto del disco ha poi fugato gli ultimi dubbi, rivelando il Camion per ciò che è realmente: il Pork Chop Express di Jack Burton in Grosso Guaio A Chinatown. Ora tutto ha un senso.

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Massimo Volume/Bachi Da Pietra – Split EP (La Tempesta, 2011)

Uno split fra due dei gruppi della penisola che più curano la parola, integrandola in contesti poco definibili ma certo lontano dal tradizionale cantautorato, è certo un boccone ghiotto, tanto più se va a suggellare il sodalizio nato dividendo palchi negli ultimi tempi. La formula è collaudata, un pezzi inedito per ciascuno e una cover reciproca, ma i risultati non potevano essere più diversi: rassicurante senza dirci nulla che già non sapessimo il lato dei Massimo Volume, coraggioso ma inevitabilmente interlocutorio quello dei Bachi Da Pietra.

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Bulldozer – Unexpected Fate (Scarlet, 2009)

Era una vita che aspettavo il ritorno di Ac Wild ed Andy Panigada (Dove è finito Rob K Cabrini?!). Più o meno dal meraviglioso epitaffio in studio di Neurodeliri (1988), sicuramente il vertice assoluto della band meneghina. Tengo a sottolineare l'uscita di scena in grande stile del power trio, al massimo dello splendore, con il fantastico Alive… In Poland (1990) che sanciva definitivamente la maturità di chi avrebbe ispirato decine e decine di formazioni black scandinave e non. Come prova andate a leggere la scelta dei pezzi nell' album compilation di Fenriz/Dark Throne (Fenriz Presents… The Best of Old-School Black Metal) del 2004. Sentimentalismi a parte, il nuovo lavoro riprende perfettamente il discorso interrotto oltre vent'anni orsono.

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