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Intervista ai Giuda

Street rock and roll al fulmicotone antemico e ballabilissimo. Come già suggerito in sede di recensione l'esordio a trentatré giri dei romani Giuda è forse l'uscita discografica italiana più interessante di questo 2011. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Lorenzo (chitarrista) per capire che ha in testa la band capitolina.

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Giovanni Rossi – Industrial [R]Evolution (Tsunami, 2011)

Va sempre più arricchendosi la bibliografia riguardo alla musica industriale in lingua italiana. Quest'opera di Giovanni Rossi, giornalista di Ritual e redattore di un blog che raccoglie notizie e parecchie recensioni live, affrontando il tema in lungo e in largo, dagli abissi harsh fino alle derive più prossime alla pista da ballo ed è quindi particolarmente adatta ai neofiti, ma può rappresentare un buon ripasso anche per gli iniziati.

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The Ladybug Transistor – Can’t Wait One Minute More (Mondo Pop!, 2007)

Se solo fossi un giornalista (cosa che per fortuna non sono) alzerei il culo per andare a vedere se si tratta di un gruppo di yenkee o di sudditi di Sua Maestà oppure di Scandinavi (che a volte risultano più credibilmente anglofoni degli angolofoni medesimi). Il disco è ben fatto ben congeniato prodotto in modo senz'altro eccelso anzi, direi che la produzione di questo Can't Wait Another Day stia in una proporzione diretta con la qualità dei vestiti che indossano. Un disco da heavy rotation selvaggia soprattutto in virtù del fatto che potrebbe inserirsi fra Knopfler, Noir Desire, Nick Cave pop, Cousteau, King Of Convenience e perchè no pure Chris Rea. Chitarre bluesate ma sempre cristalline, violini, trombe, voce suadente e dei tappeti di hammond seguendo i dettami senza sgarrare di una virgola con gli album preferiti in sala di registrazione.

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