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Mark Putterford – Phil Lynott: The Rocker (Omnibus Press, 2002)

La fascinazione per i Thin Lizzy mi ha preso così per caso, un mattino di settembre. E' una di quelle cose che ti trovi addosso, aggrappata come una scimmietta e non ti spieghi bene il motivo. Soprattutto se per almeno i 20 anni precedenti non ti era mai venuto in mente di promuovere i Thin Lizzy a una categoria mentale più elevata rispetto a quella delle "band-che-non-mi-interessano".
Ma spesso le categorie sono cazzate definite a priori. E infatti… eccomi qua, come un deficiente, a decantarne le lodi e a tentare di convincere qualcuno a starmi a sentire, mentre parlo di una band a cui non ho mai dato un centesimo. E a cui ora di centesimi ne sto dando non pochi, comprandomi tutto ciò che riesco a reperire.
In un recente blitz nella capitale del Regno Unito mi sono trovato di fronte a questo libro usato (per la modica cifra di 2 sole sterline: in pratica un piccolo miracolo londinese, visti i prezzi correnti); l'ho preso e ne sono rimasto fulminato.

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