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Joan And The Sailors – Home Storm (Little Jig, 2013)

Leggendo la press sheet mi sono fatto traviare e ho subito pensato che il (secondo) lavoro della formazione svizzera Joan And The Storm – dedita ad un art pop con cantato poliglotta (inglese, francese e spagnolo: ci fosse stato il tedesco, loro lingua madre presumo, facevamo proprio tutti i Cantoni) – fosse una cosa alquanto indigeribile e ambiziosa, da cui stare alla larga. Invece già la la prima traccia mette alla luce indiscusse qualità, chitarre pulite, giri narcolettici e ottimo indie rock scuola Van Pelt con una voce femminile (quella di Joan Seiler) ispiratissima, che segue le tessiture ritmiche dei brani come un’onda. Detta così a qualcuno verranno in mente anche i Life Without Buildings.

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Life Without Buildings – Live At The Annandale Hotel (Gargle Blast, 2007)

Non credo di scomodare dio quasi mai quando ascolto musica. Ma ogni tanto da quel suo fantastico trono tra i cori degli angeli va proprio fatto alzare. Più volte ho lasciato messaggi nel webspazio, dove, si sa, dio risponde a mezzo dei nerd, chiedendo il perchè dell'averci privato troppo presto di un gruppo di questa indubbie qualità. Muoiano tutti i filistei che glorificano insulse e pretestuose, nonchè presuntuose, nullità quali nuove leve dell'indie rock internazionale. L'indie rock è morto. Perchè l'hai voluto, dio? Ma non è morto col secondo disco dei Weezer, con Lou Barlow che lascia i Dinosaur Jr, con la Sonic Youth Records o con i Superchunk prodotti da Jim O'Rourke, con Juliana Hatfield alle prese con l'anoressia o Evan Dando alle prese con se stesso. L'indierock è morto con il primo disco dei Life Without Buildings.

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