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Tomahawk – Oddfellows (Ipecac, 2013)

Tornano i ragazzi terribili. Se ancora non vi siete stancati dell’inesauribile trasformismo di Mike Patton certamente anche stavolta non sarete delusi. Accompagnato ancora da un parterre de roi da far invidia all’Olimpo del rock’n’roll, il quartetto dei Tomahawk composto da Mike, Duane Dennison, Trevor Dunn e John Stainer scodella oltre una dozzina di pezzi eclettici per nostalgici di Jesus Lizard, Faith No More e tutto il parafernalia indie anni novanta.

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Buildings – Melt Cry Sleep (Double Plus Good/Cash Cow, 2012)

“Non male questo gruppo, solita roba eh, però fatta bene, roba anni ’90”. Se vivi nel 2012, hai passato la soglia dei trenta e i capelli tendono a diradarsi, è quasi un obbligo morale rivalutare quella frase. Sicuramente si parla di un gruppo rock che pur non cambiando le sorti della musica nell’immediato, ha piglio, spunti interessanti e un bel background in comune con te. E’ nato così l’approccio con il nuovo album dei Buildings, Melt Cry Sleep.

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Luther Blissett: il suono sanguigno dell’improvvisazione

Luther Blissett. Da Bologna. Due dischi all’attivo. Il perché di questa intervista sta tutto nel ricordo di un concerto, risalente a qualche anno fa, dove fecero fuoco e fiamme sul piccolo palco del Tago Mago. Poi i due dischi, uno, il primo, più vicino ad un’estetica jazz core, l’altro, il secondo, più aperto all’impro, dotato di un’anima pesante e scura e parzialmente frutto di cut up sonori selvaggi. Insomma, quello che nel mio immaginario di ascoltatore/consumatore musicale è il classico gruppo che “spacca” di cui, purtroppo, si parla troppo poco.

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Morkobot – Morbo (Supernaturalcat, 2011)

Come tutte le rock band senza chitarra anche i nostrani Morkobot non esulano da alcuni pregi ed alcuni difetti caratteristici di queste orchestrazioni. Infatti, nonostante la non novità di questa scelta stilistica, riconosciamo ancora un certo coraggio ad esporsi in formazioni esclusivamente ritmiche o con, almeno sulla carta, strumenti deputati esclusivamente alla ritmica. Perlomeno in ambito rock. Ben vengano quindi i mastodontici groove impressi sotto l'influenza di distorsori e le svisate psichedeliche capaci di generare campi elettrici ad alto voltaggio.

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