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Ka Mate Ka Ora – Thick As The Summer Stars (A Buzz Supreme, 2009)

"We are a slowcore – shoegaze band!" Ci pensa già il gruppo di Pistoia a scrivere il succo della storia di Thicks As The Summer Stars, esordio di grande spessore che attraversa in un ascolto solo le atmosfere di Slowdive e My Bloody Valentine (All Around), lo stile cupo e le fotografie sbiadite dei Red House Painters fino ad arrivare alle ultime cose tra Amusement Park On Fire e Gregor Samsa. I paragoni certo si sprecano, ma un lavoro del genere mixato e masterizzato da Mark Kramer (aka Kramer), già al lavoro con Low e Galaxy 500, ha una forza, una statica imponenza (Bonnie), e una padronanza di scrittura che sorprendono.

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Gregor Samsa – Rest (Own, 2008)

I Gregor Samsa tornano con un nuovo disco, dopo il bellissimo 55:12. Per fortuna non ripetono esattamente la formula con cui il loro nome ha cominciato a girare negli ambienti indie (dove invece la ripetizione, ahimè… è di casa), anche perché sarebbe stato difficile doppiare un disco così bello: e non cambiano neanche troppo, restando così in equilibrio nel mezzo e indovinando le carte per non annoiare ma allo stesso tempo non deludere, mossa che li mostra intelligenti da un punto di vista musicale, e allo stesso tempo felicemente fuori moda nel non mescolare postfunk o postfolk o qualche altro trend al loro suono.

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Gregor Samsa – 55:12 (Kora, 2006)

Lo spunto è preso dal racconto dell'uomo insetto di Kafka e il titolo sembra riferirsi alla durata dell'album. Questa giovane band da Richmond, Virginia unisce la mistica lentezza dei Low (These Points Balance, forse il pezzo più intenso del lotto) con la poderosa epicità tipica dei Mogwai (vedi l'orchestrale Young And Old), il tutto inserito in quell'atmosfera sognante e soffusa creata da band quali Slowdive e My Bloody Valentine, destinate a mietere molte vittime anni dopo il loro scioglimento.

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