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Robert Lowe: la natura psichica dei licheni

Robert Lowe è recentemente assurto a una pur relativa notorietà grazie alla vicinanza con le doom star Om. In realtà è un musicista di lungo corso, prima come membro dei 90 Day Men (all’attivo tre dischi su Southern all’inizio degli anni duemila), poi come solista, sia a nome proprio che come Lichens, con cui ha inciso una manciata di dischi che combinano ottimamente field recording, psych-folk, suoni acustici ed elettronici. Oltre a questo, è dedito a collaborazioni a 360°, dall’avanguardia al metal, ma non disdegnando nemmeno il quasi mainstream di Get Up Kids e TV On The Radio, con cui ha collaborato in sede live. In Europa al seguito degli Om e per alcune date soliste che culmineranno con l’esibizione al Supersonic Festival di Birmingham, abbiamo approfittato per fargli qualche domanda.

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Joy As A Toy – Dead As A Dodo (Cheap Satanism, 2012)

“Freely inspired by Dario Argento’s movies” è quanto si apprende sfogliando il booklet del cd dei belgi Joy As A Toy. E in effetti c’è una forte componente cinematica che caratterizza le atmosfere dei dieci brani che costituiscono la scaletta del disco e non è fuori luogo pensare che saprebbero accompagnare degnamente le immagini di qualche vecchio film minore degli anni ’70. Forse il regista non sarebbe Dario Argento, sinceramente non c’è molto di horrorifico in questa musica che da parte sua ricorda certo più i Velma o addirittura i Blonde Redhead piuttosto che i Goblin, ma sicuramente non avrebbe sfigurato in qualche pellicola coeva.

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Luca Collepiccolo: da Blast a Blow Up magazine, il Lester Bangs capitolino?

Non ho mai amato l'idea di critica musicale e nonostante lo menzioni nel titolo, Lester Bangs mi mette tristezza, la pseudo sociologia di Simon Reynolds mi annoia ancora di più, per non parlare dei suoi epigoni dell'ultima ora che passano da ascoltare i Bluvertigo (… e in questo non ci sarebbe nulla di male), a "trovarsi" esperti di musica indipendente o addirittura di avanguardia dopo cinque minuti, ma in fin dei conti questa è la patria dei "tuttologi", il paese in cui tutti siamo più furbi e genericamente "più meglio" degli altri. Nonostante questo, capisco l'utilità delle riviste, della critica (di quella un po' meno) ed nonostante uno poi diventi un rompi coglioni come il sottoscritto, nessuno è "nato imparato" e quindi è normale che i più giovani e i "non addetti al settore" cerchino qualcuno che li accompagni e li orienti. C'è stato un tempo in cui da sbarbatello sono stato un avido lettore di riviste e c'è stata qualche "penna" che mi ha influenzato nel comprare dischi e nello sperimentare gruppi nuovi, Luca Collepiccolo è una di queste.

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Adamennon/Null – Split (Autoprodotto, 2010)

Si dividono un split (su CD e cassetta) i due oscuri progetti Adamennon e Null. Del primo avete fatto la conoscenza in Mortuary Chambers; il secondo, da non confondere con l'omonimo giapponese, è una one-man band marchigiana, dedita ad atmosfere meno oppressive, ottenute utilizzando come fonte sonora un basso a sei corde alterato dall'uso di vari pedali. Si ha così uno split dove atmosfere sepolcrali e black si accostano a paesaggi malinconici e autunnali.

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