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Vitas Guerulaitis – S/T (Cheap Satanism, 2011)

Tempo fa (quando? boh!) l'avrebbero chiamato art-rock, per dare un nome a certi ritmi sghembi e a voci storte e urticanti e un approccio alla forma canzone sostanzialmente schizofrenico, benché in qualche modo riconducibile ad una visione rock e/o punk. Metti ad esempio i Pere Ubu, o, in tempi più recenti devo aver letto una definizione simile per i Deerhoof. Questi Vitas Guerulaitis, nome mutuato da un mitico tennista, sembrano inserirsi abbastanza naturalmente in questo filone, aggiungendo chitarre dissonanti e voci maschili e femminili, perlopiù sgraziate le prime, con qualche accenno di melodia le seconde.

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Deerhoof – Deerhoof Vs Evil (Polyvinyl, 2011)

Tornano i mattacchioni più vezzeggiati e riveriti della scena indie-pop statunitense. Ancora a metà strada tra Bis, Gorge Trio e le caramelle Zigulì, i Deerhoof tornano all' attacco, dopo il mediocre Offend Maggie, per lo scontro finale nientepopodimeno che contro le forze del male. Purtroppo, vuoi per la perizia tecnica ormai stellare o semplicemente per la carenza di idee, anche stavolta la band sfilaccia i pezzi dentro un universo pop-prog-lounge che risulterà indigesto anche ai die-hard fans più fedeli.

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Father Murphy – No Room For The Weak (Boring Machines, 2010)

Un cd nero come la pece. Avvicinarsi ai Father Murphy mette un po' a disagio, sensazione che va oltre quell'inquietudine morbosa del vivere che lasciano traspirare gli Xiu Xiu (band con cui il Reverendo Murphy ha appena condiviso un tour di una trentina di date negli Stati Uniti insieme ai Deerhoof). Il gruppo trevigiano risulta uscita dopo uscita sempre più oscuro, l'inno lugubre aveva preso forma proprio con il bellissimo …And He Told Us To Turn To The Sun dove devoti del più basso medioevo si inginocchiano davanti ad un Moloch rosso incadescende o nero come la notte a seconda del packaging.

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AIDS Wolf – Cities Of Glass (Skin Graft, 2008)

Reduci da uno split con Athletic Automaton, con i quali spartiscono una incompromissoria propensione all’attacco sonoro, gli AIDS Wolf, da Motreal, raggiungono con Cities Of Glass quota terzo album. Pubblica Skin Graft, indizio non trascurabile, visto il catalogo dell’etichetta, ricco di succose follie. Cosa troviamo in Cities Of Glass? Una frana di chitarre (due) e batterie (una) completamente votate alla destrutturazione e, naturalmente, alla distruzione, e sopra una voce urticante, a-melodica, al limite del sopportabile, delirante.

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