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Shana Falana – In The Light (Autoprodotto, 2012)

Questi Shana Falana (chissà se conoscono anche Don Lurio?) sono un duo di Brooklyn dedito ad uno shoegaze misto a dream pop tutto estatico, zuccheroso e sognante. Con all’attivo un paio di uscite in solo formato digitale, i due ora tentano la strada del formato tradizionale con questo EP a fare da preparazione per un album e un tour americano ed europeo.

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Stumbleine – Spiderwebbed (Monotreme, 2012)

Questo gruppo su Monotreme riprende parecchie cose che in questo periodo vanno parecchio di moda, lo fa in modo ottimo, quindi potremmo tranquillamente dire che seppur non si tratti di una delle uscite più originali del mondo Stumbleine ha delle carte da giocare. Questo produttore di Bristol mette insieme il meglio del suono di gente come Holy Other, delle cose dubstep, puntate shoegaze e un gusto per l’elettronica molto inglese.

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Ivan Iusco – Water (Minus Habens, 2012)

Il percorso creativo di Ivan Iusco, patron della Minus Habens da oltre venticinque anni, continua a stupirci. Se ci aveva colpito allo stomaco con la colonna sonora del mai dimenticato film La Capagira, stavolta pur non accompagnando esplicitamente lo svolgimento di una pellicola, per certi versi, è come se esprimesse l’icontenibile volontà di volerlo fare comunque. Water è inequivocabilmente un disco pop: una via di mezzo tra i Cocteau Twins di Treasure (complice l’angelica voce di Betty Lenard) e le atmosfere più dichiaratamente cinematografiche come la suggestiva Clouds o la finale A Way.

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Levator – The Biggest Waves Come At Night (Levator Music, 2009)

Recentemente qualcuno lo ha definito dreamcore: un fumoso intruglio di loops, onirico shoegaze ed eteree santità di sapore Cocteau Twins (Treasure ovviamente!). I mantra che ne scaturiscono sono interessanti ed è inevitabile rimanerne sedotti, come del resto di qualsiasi cibo eccessivamente speziato o zuccheroso! Il rischio è che tal abuso di incenso e miele alla lunga sgogni. Il recente risveglio di un certo fragore noise (siamo finalmente al recupero dei novanta!) mi porta a pensare che, invece, questa forma di minimalismo, dignitoso e ben costruito, conduca principalmente ad una sorta di assopimento sensoriale.

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