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Pan del Diavolo – 23/08/09 Festa Di Radio Onda D’Urto (Brescia)

Se il valente Giorcelli, con gentile signora, si sobbarca i quasi 400 chilometri che dividono Brescia dalle spiagge della Maremma per assistere al concerto dei Pan Del Diavolo, qualcosa deve pur esserci. Fiuto l'affare e prontamente, copro la distanza fra casa mia e la Festa di radio Onda d'Urto (circa un decimo della loro), sita nell'ormai pusher-free area di via Serenissima. Quando sarà debellata anche la piaga dei bonghisti si aprirà finalmente una nuova età dell'oro.

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Firewater – 29/04/09 Arci Kroen (Villafranca – VR)

È sempre una cattiva idea andare alla ricerca degli amori passati: li si trova diversi, invecchiati; oppure ancora radiosi, ma insieme a qualcuno che certamente non ci piacerà e inevitabilmente si è assaliti da ricordi e rimpianti. Per questo, non ho mai prestato molta attenzione alle carriere degli ex Cop Shoot Cop dopo lo scioglimento: troppo grande l'amore e troppo evidentemente frutto di una rara alchimia la grandezza del gruppo per pensare che un solo uomo potesse ricrearne la magia. Ma quando Tod Ashley, che dei newyorchesi era l'anima noir e letteraria, si trova ad esibirsi coi suoi Firewater a pochi chilometri da casa, capisco subito che resistere sarebbe vano: accetto il rischio e vado.

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Hesus Attor – Sonic Gastronomy Volume 1 (Moonlee, 2008)

Quartetto di squilibrati croato che, giustamente, la attivissima Moonlee non tarda a far entrare nel proprio pollaio. Le coordinate sono tra una clinica psichiatrica per vecchi thrashers e la cucina tascabile di Mike Patton. Praticamente come buttare un vestito da sposa in lavatrice e ammorbidirlo con un pugno di chiodi: urticante, ubiquo, talmente imprevedibile da risultare prevedibile nella sua isteria collettiva; un "math-rock dadista" che, talvolta, ricorda il qualunquismo del peggior Capossela.

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Sabo

Sabo – 8 Saisons à L’Ombre (RuminanCe, 2007)

Potrebbe tranquillamente, questo disco, essere la colonna sonora di un affascinante viaggio nella penombra di un milieu fantastico, la mala francese degli anni '50, tutto gangster, baiaffe, poules e caids. Un noir di duri le cui scene scorrono in uno slavato bianco e nero con immagini di baveri tirati su e attività clandestine poco chiare sullo sfondo. Un affresco di una storia troppo presto dimenticata, affogata dalla fine del romanticismo. I Sabo, non troppo differentemente da altri epigoni contemporanei, rileggono una tradizione rapidamente abbandonata con quel bello stile che abbiamo reimparato dai più curiosi autori d'Oltreoceano. Evidentemente non siamo dalle parti del repecheage di sonorità balcaniche, ma ci muoviamo su quell'assito tradizionale di chitarre acustiche contrappuntate da organi e chitarre elettriche che fecero la fortuna delle colonne sonore di fine anni '60, primi '70, del secolo scorso.

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