Black Fluo – Billion Sands (Pulver Und Asche, 2014)

A scadenze temporali abbastanza regolari, sui 20 – 25 anni, ogni genere o sottogenere musicale viene ripreso, a volte attualizzato, con risultati più o meno stimolanti. Dal “non se ne può più di certo post rock strumentale”, ecco che in un altro giro di boa la Fenice risorge dalle ceneri e in mezzo a tanta paccottaglia, qualcosa di davvero buono viene fuori (penso ai nostrani The White Mega Giant, per avere un esempio recentissimo). D’altra parte, invece, si scorgono nuovi giovani allievi di Manuel Agnelli e Giovanni Lindo Ferretti che stanno rialzando la testa; ci distraggono con massicce dosi di filosofia sui massimi sistemi, per venderci in molti casi e sottobanco musiche acerbe, piatte e impersonali, ma soprattutto – e questa la cito – già vecchie sul nascere. E in questi casi la voglia di fare tabula rasa (non elettrificata) è tanta.

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