Concrete – Gvttae Sangvinis (Donna Bavosa/Sanguedischi/Shove, 2009)

Preparatevi perchè più che una recensione si tratterà di un epitaffio, di quelli stile Kina (beh un po' più brutti, visto che i valdaostani erano più emo di tutte le generazioni a seguire messe una sopra all'altra). Mi pare che i Concrete si siano sciolti e già il fatto che scriva "mi pare" la dice lunga su tutto, il fatto è che i Concrete tutto sommato hanno reincarnato tutto quello che di buono si può avere dall'hardcore e non parlo tanto della musica, ma del fattore attitudinale che per quanto mi riguarda è l'unica cosa che ha dato e dà un minimo di senso al punk. Per come la penso io i Concrete oltre ad essere delle gran brave persone sono stati uno dei gruppi più male/bene assortiti che abbia mia visto in vita mia, a volte così diversi da essere quasi complementari. Ok, potremmo dire che anche in questo potevano ricordare dei Rorschach "de noantri", ma non si fermavano a questo, erano e sono romani nel senso nobile del termine: come le borgate, "Mamma Roma" e gli stornelli… e che ci crediate o no, io nei Concrete c'ho sempre trovato sempre tutte e tre le cose.

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