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Jennifer Gentle – The Midnight Room (Sub Pop, 2007)

Bisogna mettere un disclaimer. Subito. Non sono un amante delle sonorità psichedeliche. Non ho un background di Pebbles, Nuggets o sixties più o meno off. Non faccio colazione con i Beatles. Non reggo più di dieci minuti del primo disco dei Pink Floyd (nè più di due secondi dei restanti). Eppure pian pianino i Jennifer Gentle mi stanno incominciando ad acchiappare, vuoi per alcuni passaggi catchy di Valende, il disco precedente, che ho sicuramente digerito molto meglio dei primi, vuoi per le sonorità che sto apprezzando soprattutto attraverso le altre loro produzioni, Stop the Wheel e Beatrice Antolini su tutti. Fine del disclaimer.

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Function – The Secret Miracle Fountain (Locust, 2006)

Partiamo dicendo che si tratta di un disco di maniera, come d'altro canto anche i Radiohead (e gli va dato merito di non averlo mai nascosto) che pur essendo un buon gruppo, per loro stessa ammissione hanno sempre saccheggiato a destra e a manca (a scando di equivoci a me i Tom York e soci non dispiacciono affatto). Anzi in merito a ciò forse va detto che spesso molto pop, in quanto tale è manierista per esigenza, come ricordava il nostro "simpaticissimo" Morgan dei Bluvertigo in uno di quei giornalini gratuiti che ho letto: "anche i Beatles copiavano!". Direi che moderno o no i Function per loro stessa definizione scrivono canzoni, certo i mezzisono moderni, i suoni idem, ma pop resta ed in questo non c'è nulla di disonorevole.

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June – Happy Boys Cry Loud (Here I Stay, 2007)

La Here I Stay è l'etichetta sarda che qualche tempo fa aveva fatto uscire i Plasma Expander in collaborazione con Wallace, un buon gruppo post-rock/math che a tratti mi ricordava i Golden (l'altro gruppo del chitarrista dei Trans Am). I June riconfermano la vena marcatamente melodica dell'etichetta ma se i conterranei Plasma Expander la giocano sul tiro e sul rock, i secondi giocano sulla melodia pop conclamata. Il gruppo di Cagliari è più che mai figlio della perfida Albione tanto che forse viene anche facile paragonarli ai Belle and Sebastian, il fatto è che volente o nolente ci assomigliano davvero tanto.

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Appleyard College – Look at Me (Cold Current, 2007)

Tanto per cominciare, parlando di nuove "indie che crescono" direi che la Cold Current per gusto, eterogenia e fegato si meriti un posto al sole, un po' perché sta mantenendo un profilo decisamente alto e poi anche per la politica editoriale che in una palude di staticità e di nicchie chiuse come "casa (cosa?) nostra" ha del commovente. Pensate a Macelleria Mobile Di Mezzanotte, Vanessa Van Basten, Maurizio Bianchi + Telepherique e questo Appleyard College, se non si può parlare di 360° poco ci manca.

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