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Buzz Aldrin – S/T (Unhip/Ghost, 2010)

Un gruppo di cui mi sembra che si sia parlato e che si parli parecchio, un po' perché avevano fatto uscire una cassetta per l'etichetta di mr. Jukka Reverberi dei Giardini Di Mirò e poi per essere usciti su due etichette indie di primo piano come Unhip e Ghost. Almeno per una volta parlerei di clamore meritato, infatti pur non inventandosi nulla i Buzz Aldrin hanno quel Supertouch millantato in un celebre pezzo dei Bad Brains. Post-punk anglofono e anglofilo di quello che gli americani stessi scimmiottano ma che trae la sua origine nel Regno Unito e sfido chiunque a dire il contrario (comunque per chi mi vuol sfidare, mio zio Alfredo "c'ha l'ape car truccato").

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Steven Blush – American Punk Hardcore (Shake, 2007)

In attesa di vedere finalmente il film, ecco American Hardcore traduzione di un libro di Steven Blush che rischia di essere per l'hardcore quello che è Rip It Up & Start Again di Simon Reynolds per il post-punk.
Attenzione però: qui si parla solo di hardcore americano (se non nella postfazione dei Kina, ovviamente d'ambientazione italica ed europea), e il ritratto che ne emerge non è esattamente quello di un epoca splendida e positiva, anzi c'è abbastanza roba da smontare molti dei luoghi comuni su quegli anni e quella scena.
Ed è necessario (ora che MTV è saturata da gruppi che, nonostante i ragazzini credano il contrario, col punk hanno lo stesso legame che potrebbero avere con il valzer o il gamelan) capire da dove siamo partiti per capire meglio dove ci troviamo e, forse, dove siamo diretti.

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