Growing All The Way

Growing – All The Way (Social Registry, 2008)

Mi ricordo ancora la prima volta che mi hanno imposto l'ascolto del Dream Syndicate con Tony Conrad e La Monte Young. Il fastidioso senso di già sentito, reminescenza di anni di "alza i piedi che passo con l'aspirapolvere" di matrigna memoria, mi allontanò per lungo tempo dalle melme di certe sonorità rumoristico-reiterative. Tuttora preferisco quando certe composizioni vengono ricondotte a valori di riferimento più immediatamente rimasticabili dai miei gangli nervosi, come ritmo o melodia. Non è compito facile impedire alla manina di distruggere, dopo l'eject, il disco in ascolto.

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Artifact Shore – S/T (Interferenceshift, 2007)

Con questo fanno tre dischi che recensisco degli Artifact Shore, gruppo che qui non è molto conosciuto e che forse non è molto conosciuto neppure lì, su e giù, ma resta che credo di avergli recensito tutta la discografia e quindi volevo iniziare con questa esilarantissima battuta. Se idealmente in altri lavori mi sembravano vicini ai Flaming Lips per il solo fatto di esser rock-tronici in un modo tutto loro, in questo CD dalla grafica strafiga partono subito a razzo con la sola elettronica ed il mini prosegue sciorinando quest'accento per quasi tutte le tracce che contiene.

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Luigi Turra – Enso (Smallvoices, 2007)

Se non si chiamasse Luigi Turra e se non sapessi che è italiano, ascoltando il disco avrei pensato che si trattasse di un autore orientale. Per questo disco i primissimi riferimenti mi riportavano alla mente molta musica giapponese o a quella di alcuni autori che, vuoi per origine vuoi per cultura, da essa ha succhiato linfa vitale per alcuni lavori; in particolare parlo di Ikue Mori, Toru Takemitsu e Koji Asano. Propenderei per la soluzione più semplice, almeno per me che scrivo, e quindi posizionerei Turra al centro del triangolo dei miei Bermuda situato in una confluenza fra questi tre "prodi kamikaze" (come li appellava l'eroico Adolfo Celi in Amici Miei). Minimalismo zen del secondo millennio e quindi paratie ultrasottili di carta di riso, da cui l'unica forma a prende corpo sono strumenti più o meno tradizionali suonati a poche note e con una gran disciplina.

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