Suz – Hiatus (Springstoff, 2022)

Funghi dalle cui spore spunta una voce trattata, quella di Susanna La Polla De Giovanni aka Suz, che poco tempo fa abbiamo incontrato sulle tracce dei Weight & Treble e che ritorna su Springstoff tre anni dopo Crossroads, bel lavoro meticcio condiviso con il produttore Obsqure. Sette tracce e due presenze ad accompagnarla, Alessio Mannaman Argenteri dei Casino Royale, al basso in due brani, e Laura Agnusdei al sax in Dragon Inn. Let No One Live Rent Free In Your Head è una giusta dichiarazione d’intenti verso se stessi, Susanna spinge groove e spezie con perizia, in un bailamme che sarebbe piaciuto tanto agli Asian Dub Foundation così come ai Transglobal Underground. La sua voce rimane ovattata e dietro alle ritmiche, con un risultato soffuso ed indistinto che ci fa ondeggiare cercando di carpirne la figura intera. Gli altri sembrano stringersi ed il tasso di umidità crescere. Senza un attimo di respiro non riusciamo a smettere di sudare, in quella che più una dancehall sembra un rito ascetico. Su Fairy Circle invece la sensazione è quella di una danza in punta di piedi, spilli a muoverci su un territorio digitalizzato. Quando poi arriva il sassofono la situazione si fa insieme suadente e decadente, il dragone ci avvolge fra le sue spire e la lucidità si è disciolta nella condensa. Hiatus di Suz si presenta per quello che è: un intervallo nel senso che opera come sospensione del tempo e del mondo intorno a noi. Lasciate ogni speranza voi che entrate, liberate giunture e pensieri e fatevi guidare nei movimenti, prima caldi e blandi, con l’apice nell’outro che conclude il viaggio. Un bell’assaggio, speziato e gustoso, che ci fa segnare e sottolineare il nome di Suz, sperando di ascoltarla presto in tutta la sua dinoccolata intensità.

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