Susanna Gartmayer – AOUIE, Solos For Bass Clarinet (Chmafu/God, 2015)

New York’s Alright If You Like Saxophones, dicevano i Fear; se invece amate il clarinetto, la città che fa per voi è Vienna. Susanna Gartmayer, appunto viennese, è una pittrice che ha studiato in alcune delle più prestigiose accademie d’Europa, fra cui la Glasgow School Of Art; come musicista è invece autodidatta e presta le sua ance a Broken.Heart.Collector, Dirac, The Vegetable Orchestra, Möström, tutte ensemble che si muovono al confine fra rock sperimentale, improvvisazione e contemporanea: AOUIE è il suo esordio come solista.
Come dice chiaramente il titolo, è il clarinetto basso l’assoluto protagonista di questo disco: la Gartmayer ne saggia le qualità timbriche, melodiche ed espressive con gran classe, senza mai abbandonarsi a vuoti tecnicismi ma mantenendo sempre una certa comunicatività e fruibilità, all’insegna di un jazz inteso più come spirito che come stile. Lo stesso controllo dello strumento, che non viene mai meno, non va a scapito della spontaneità e dello spirito di ricerca, come evidenzia l’incredibile 0339 O, che evoca l’Africa coi soli ritmi ottenuti percuotendo lo strumento e schiacciando le chiavi, senza soffiare nell’ancia. Notevoli sono anche l’insistente 0357 AE, col suono che si spegne e risale di continuo, l’angosciante e quasi afono 0214 U, i blocchi di suono austeri di 0442 E (unico brano eseguito col contralto e registrato non in studio ma nella chiesa di St. Ruprecht), il più dinamico e quasi incazzato 0534 A; se contate che i due brani che non ho citato – e che completano la raccolta – non sono da meno, avrete la misura della qualità del lavoro. Elemento essenziale per valorizzare un disco come questo è la registrazione che cattura, oltre alla grande varietà di multiphonic, ogni respiro della musicista, i colpi sullo strumento, le risonanze di un piano presente in un paio di pezzi: non semplici accidenti, ma elementi che contribuiscono, al pari del suono del clarinetto, a connotare i brani e a donare loro espressività. In AOUIE, con un solo strumento all’opera per meno di mezz’ora, si trovano più inventiva, emozioni e trasporto che nei repertori di tutti gruppi jazz-core che impestano il pianeta: un ascolto esaltante e allo stesso tempo istruttivo.