Superportua – Resterai Sempre Uno (Shyrec/Soviet/Sisma Mvmnt, 2018)

Non si può non provare simpatia per i Superportua: raramente mi è capitato di sentire un gruppo che tirasse fuori con tanta cura e passione riferimenti così poco spendibili nell’attuale mercato discografico.  Il sestetto trevigiano, all’esordio sulla lunga distanza dopo un paio di EP, sembra cristallizzare il post-punk di casa nostra un attimo prima che i chitarroni arrivino a trasformarlo in quella porcheria di rockettoneitaliano che avrebbe dominato la scena a cavallo del ’90. Su questa base innestano – non sarà originale ma è molto ben fatto – dosi di autorialità ricercata ma non stucchevole: anche qua, ne converrete, siamo fuori da qualsiasi trend. Se i tesi fanno la parte del leone, affrontando l’amore anche nei suoi aspetti più scabrosi, la musica li supportata a dovere senza essere un semplice sfondo, con un basso che spiana la strada a tastiere e chitarre intente a disegnare linee nette ma mai troppo invadenti. In Resterai Sempre Uno, al netto di qualche traccia dimenticabile, troviamo almeno un terzetto di brani che esprime appieno le potenzialità del gruppo: Credervi Santi, giustamente pezzo apripista,e a sola mezza lunghezza il tribalismo urbano di A-Mantide e Permafrost, con il testo che trasforma l’amore in epica e il suono che ha il sapore da Litfiba pre-Desaparecido (influenza che echeggia spesso). Altrove ci sono spunti interessanti – Corposcoglio, L’ultimo Giorno (Di Un’Altra Vita), col violino di Nicola Manzan/Bologna Violenta che conferisce coloriture mediterranee o la ballata Luce, che mi ha ricordato gli ingiustamente dimenticati varesini Lo.Mo – ma manca un po’ la capacità di far uscire la parte più istintiva di sé, come se la registrazione avesse smussato gli spigoli, facendo perdere espressività al tutto: è un’impressione, ma dal vivo, senza la possibilità di indugiare troppo, queste canzoni dovrebbero trovare la perfetta quadratura. A un gruppo all’esordio si dice talvolta che c’è tanto lavoro da fare; i Superportua, che proprio esordienti non sono, devono solo farlo in modo un po’ diverso.