Vorrei parlare alla giuria se me lo permette, vostro onore.
Non sentivo Superfreak dalla fine del 2022, quando assistetti alla sua esibizione al circolo IAM di Milano prima di TOTALE! e del DJ Set di Cazzurillo, serata nella quale mi convinsi nella spendibilità del suo progetto, nella reale possibilità di andare oltre il circolo degli sciammannati staccatisi da quel grande corpo lebbroso che perse le sue parti, per volare alto da solo.
Qui, un anno e mezzo dopo, vediamo il nostro lottare con l’intelligenza artificiale guastando il suo elegante e pianistico power pop con degli inserti fiatistici in una It’s Time to celebrate che non potrebbe meglio accoglierci. Il disco par essere strutturato con brevi “bug” tra un brano e l’altro, che danno la svisa facendo mantenere al complesso un ritmo alto e senza pausa alcuna.
La pianola malefica suonata da Giuseppe Laricchia è colei che, come un tarlo, gli permette di scavarci nel cervello, insinuandosi e collegandosi ai nostri circuiti a mo’ di virus, tanto che potremmo ricordarcelo erroneamente nelle formazioni più iconiche, intruso stilosissimo.
Carmen, Laricchia, Bryson, Smalley, Bonfanti.
Lennon, Harrison, Laricchia, McCartney, Starr.
Buffon, Burgnich, Facchetti, Laricchia, Zaglio, Guarnieri, Picchi, Jair, Mazzola, Di Giacomo, Corso, Suarez.
Ed invece siamo in un bellissimo 2024 che, considerando quanto sorrida ai fratelli D’Addario aka i Lemon Twigs, potrebbe regalare gioie anche a Superfreak. Prendiamo ad esempio la francofona Prompt Act Like Carlo Magno And Write A Love Letter To Irene d’Atene, cremosa e pazzerella potrebbe far letteralmente far esplodere le piste dei più gagliardi. Talvolta sembra di essere al cospetto con un Randy Newman sotto grappa, come nella briosa Mechanical Turks, mentre toni messianici ci raccolgono prima di ricominciare a girare. Superfreak è oltre il tributo e la pantomima, riuscendo ad esprimersi come già Robert Alan Lopez nei pazzi di El Vez prima di lui, partendo da epigono e scalando un’erto colle dalla cui vetta mixa clamorosamente power-pop, soft rock, animi bandistici, cantautorato storto alla Daniel Johnston in un cocktail clamorosamente orecchiabile e piacione. Certo, non abbiamo idea se questo possa essere merito suo oppure dell’intelligenza artificiale, forse il nostro è scomparso anni fa venendo sostituito da un androide? Del resto nemmeno Paul McCartney dopo la sua morte è più stato lo stesso e lo stacco numero 5 potrebbe anche essere una celebrazione per l’altro mondo.
Jonathan Richman Already Said It e voi non siete nessuno per contraddirlo, ok? Giustamente Superfreak celebra l’amore nel metaverso e prima di andarsene ci porta con se sulle montagne russe più stilose del mondo, mixando lu Brazil, los Estados Unidos e l’elio con il quale riempie palloncini colorati dei colori più belli del mondo.
Le promesse sono state mantenute, ho concluso vostro onore.