Due lembi di bandiere strappate attaccate ad un palo piantato nell’acqua, con il panorama del mare davanti a noi: ecco come ci si presenta Conquistare Il Mondo degli St.Ride, nuovo capitolo della straniante saga del duo genovese. Maurizio Gusmerini ed Edo Grandi ibridano ancora il loro suono con altri spunti, lasciano sempre spazio ai silenzi e confezionano ancora una volta un disco intrigante. Il synth analogico mopho è da un po’ lo strumento feticcio dei nostri, che a questo giro lo uniscono a scarnissime batterie ripiene di echi e folate di rumori digitali. L’iniziale Nagoya ha una ritmica incalzante circondata da una coreografia di suoni bizzarri e stranianti, molti dei quali sembrano essere vocalizzi passati dentro un tritacarne di forme d’onda. Un riflusso di rumore bianco e un crepitio di onde corte su un tappeto di blips compongono l’ambientale Bangalore, mentre Tepetlaoxtoc ad un inizio vagamente ritmato in odore di dub isolazionista unisce trame trance a vere visioni sonore disturbanti, non riuscendo magari a far ballare, ma nemmeno a stare fermi… una vera prova di forza psicologica. Detroit più che techno è una mescola di illbient, sonar improbabili e interferenze elettriche, Ulaanbaatar invece ha l’andamento del suono delle pale di un elicottero a mezza velocità e ricorda vagamente On The Run dei Pink Floyd. Trondheim è un trip scuro ed ossessivo, con una frase di synth alla base e tutto un turbinio di suoni che le gira intorno, mentre la finale Massawa è una ambient inquietante e scheletrica. Stupefacente tassello di una discografia appassionante e mai doma, Conquistare Il Mondo si pone un obiettivo pienamente nei suoi mezzi: non opponete resistenza.