Stefano Ferrian (conosciuto ai più come chitarrista degli Psychofagist) ritorna con il seguito di quel primo capitolo in solo che aveva dato il via al suo deNOIZE project, una serie di mini cd in una confezione digipack extra lusso, ottima risoluzione audio e tutti incentrati sulle droghe. Se alcuni riferimenti di Ferrian nel primo lavoro vi avevano fatto pensare ad un musicista molto influenzato da Mike Patton o dai cataloghi Ipecac e Tzadik, o che abbia punti di riferimento molto ampi come i musicisti di quel giro, con questo nuovo disco avrete la riconferma di quanto avevate già pensato, compreso il fatto che il novarese comunque viaggi su un livello decisamente superiore a molti che si cimentano in queste cose. Un po’ è dovuto al fatto che questo fonico politrumentista sia anche infarcito di diversi tipi di influenze avant-metal, come anche di gruppi tipo Primus, King Crimson o cose che mi hanno anche ricordato i mai sufficientemente apprezzati Sleepy Time Gorilla Museum. Chitarre acustiche e arrangiamenti morbidi quando il lavoro si tiene sul tenue, melodie sinistre che tutto ad un tratto sbottano in esplosioni fra il nuovo metal ed i Neurosis di Souls At Zero. Ferrian suona chitarra, sax, basso, oggetti, synth, batteria elettronica, chitarra classica e canta, il tutto in modo molto fluido e tecnico, anzi, da questo punto di vista sembra un musicista che non mette mai in secondo piano l’aspetto tecnico del lavoro, forse in questo senso sembra dare continuità al suo background metal. La traccia si divide in otto movimenti e non perde mai di intensità, Ferrian riesce a mantenere la tensione in modo costante sia che maneggi materiali jezzeuse, sia che adoperi soluzioni post-noise. Questo secondo lavoro conferma tutte le ottime impressioni che avevo già avuto con il disco d’esordio, si tratta di un musicista che ha già dimostrato in più di un’occasione di avere degli assi nella manica.