Starcontrol – The Ages Of Dreams (Autoprodotto, 2012)

Starcontrolcover

Secondo EP per il trio della provincia nord milanese, cinque tracce che appoggiano su suoni che pescano direttamente negli anni ’80: batteria dai suoni elettropop – Persian Carpet, Forever Unknown -, chitarra che mai diventa acida anche se effettatissima e sembra quasi che si rifaccia a qualche bella idea di John Squire (ai tempi di I Wanna Be Adored) o ai pezzi più scuri dei My Bloody ValentineQuestion Mark – per non parlare dei New Order. A un anno dall’uscita del loro primo album, gli Starcontrol si domandano se è lecito ridurre il sogno a una sola età e si/ci rispondono con canzoni che, rispetto alla vena decisamente pù dark sentita nei pezzi di precedente produzione, in pochi attimi prendono il volo sfiorando quasi la psichedelia.
I riferimenti alla new wave in stile Depeche Mode degli inizi sono parecchi – A Dream è la corrispondenza odierna di Strange Love -, quasi da nostalgici, ma il tutto è ben confezionato e, pur non essendo niente di nuovo o particolare, è consigliabilissimo agli amanti del genere. Il titolo dell’EP rispecchia completamente il contenuto a cui trovo si riferiscano soprattutto le voci che giocano sulle melodie estremamente dilatate. Mi incuriosisce non poco vedere in copertina una chitarra (Vox Phantom?) che più che altro mi pare da gruppo freakbeat italiano e che ha sviato le mie aspettative preascolto (ammetto di essere una persona superficiale che dissente dal famoso abito che non fa il famoso monaco e di non vergognarmene come forse dovrei). Chissà se il bambino – l’età del sogno per eccellenza- che la maneggia nella foto è uno degli Starcontrol anni fa che sognava le luci della ribalta.