Sparkle In Grey – Brahim Izdag (Old Bicycle/ Moving Records & Comics, 2016)

Con il ritardo che ultimamente mi contraddistingue, parlo umilmente dell’ultima fatica degli Sparkle In Grey. Un album che omaggia e unisce diverse influenze musicali, fortemente legate alla loro cultura di origine, con le quali Uggeri & Eminenti Soci si sono trovati ad aver a che fare negli ultimi anni. Uzbekistan, Senegal, Egitto e Francia sono solo alcuni dei paesi citati per la loro ‘presenza’ sonora nelle 14 tracce che si fondono tra loro dando vita ad un continuum di quasi un’ora: diversi strumenti, diverse voci evocano posti che si intuiscono lontani, ma che, alla fine, sono facilmente accomunabili alle nostre vicinanze (fa sorridere, ma tra la sopracitata lista di luoghi dalle sonorità influenti, compare la Brianza…). Percussioni, fisarmoniche, cantati in diverse lingue e violini permeano l’aria che sembra quella di una festa folkloristica, di sagra di paese, di tradizioni condivise, di cibo scambiato, di gente nuova che, in qualche modo, sembra già conosciuta. Nel mio vissuto, a tutto ciò io do il nome di Istanbul, gli Sparkle hanno invece optato per Brahim Izdag. Costui non è solo il nome dell’album (bellissima artcover del portoghese Bernardo Carvalho e super il packaging, come sempre). È stato uno sciatore di una ventina di anni fa. Marocchino. L’incarnazione più pura del motto decoubertiniano, visto che, alle Olimpiadi di Albertville, Izdag è caduto così tante volte da decidere di non voler neanche superare la linea di arrivo della gara. Però, appunto, il fatto del partecipare funge da lezione a chi non persevera, non prova, non ha il coraggio di buttarsi. Una nota amara, anzi, due: Vasco Viviani, il deus ex machina di Old Bicycle Records, chiude i battenti della label e gli Sparkle preannunciano che il prossimo loro lavoro sarà probabilmente l’ultimo. Ora, al di là di tutte le superficiali pacche sulle spalle virtuali che si possono dar loro, proposte di crowdfunding più o meno sensate eccetera, trovate che sia lecito o offensivo urlare che non si può fare? Pubblicare roba bella che non è apprezzata quanto si spererebbe è drammaticamente frustrante e ci sarà sicuro una valida motivazione per cui i nostri hanno deciso di dire basta…Ragazzi, non voglio fare la Pollyanna della situazione (e se merito calci in faccia, me ne sto), ma il vero inno a Izdag siete voi. Portare avanti qualcosa che non rientra nei dettami del Reame, non classificabile, libero in tutti i sensi, una voce fuori dal coro…siete un segno. Etimologicamente proprio: ”Che indica, fa conoscere”. Chissà se dopo Izdag sono aumentati gli sciatori in Marocco, magari non vanno alle Olimpiadi, ma si divertono un casino grazie al suo aprire la strada. Anche a Fleming è ammuffita una piastra e si sa come è finita e immagino conosciate Sixto Rodriguez e Moondog…. Non abbattersi mai troppo, non importa quanto ci vuole. Se si vale, prima o poi la si spunta. E non dovete ulteriormente dimostrare quanto valete. Fine sproloquio. Scusate, ma in quanto fan…