Vi capita mai di innamorarvi di un brano e di seguirlo fino alla fine sentendo i vostri sentimenti che mutano man mano? È quello che mi è successo ascoltando Blanche Biche di Sophia Djebel Rose, brano che mi ha stregato, commosso, scosso, interdetto. Dopo il suo ascolto mi sono dovuto prendere un attimo di pausa, per poi cercare di capire chi e cosa fosse quest’opera (un brano tradizionale letteralmente stravolto) e scavare nel suo mondo. Un viaggio meraviglioso che si ê concluso per ora con uno scambio epistolare grazie al quale possiamo leggere ed approfondire un pochino il mondo di Sophia Djebel Rose e della sua musica.
Salve Sophia, grazie mille per aver accettato quest’intervista, è un piacere scambiare qualche parola e qualche riflessione con te. Ti ho scoperta casualmente su Youtube con il brano Blanche Biche, scoprendo in seguito che i disco sarebbe uscito in coproduzione per unavdelle mie etichette preferite, Ramble Records. Ti andrebbe di raccontarci un pochino di come sia iniziato il tutto, compreso il tuo debutto di cinque anni fa ed il tuo progetto An Eagle In Your Mind con Raoul Canivet?
È stata tutta una casualità, così come una programmazione. All’epoca studiavo filosofia e letteratura e di fronte alla facoltà c’era un ponte sopra al quale si incontravano degli sconosciuti per improvvisare. Una notte li ho raggiunti. Quando mi sono finalmente diplomata per poter insegnare ho abbandonato tutto, votandomi alla musica.
An Eagle In Your Mind – Desert Land (Official Video)
La tua musica sembra a tratti selvaggia, lontana, sacra e pagana. Folk nel
senso di arcaico e oscuro, come potrebbe essere una fiaba magica e spaventosa dei tempi passati. Ho notato che questa natura non si doma con l’ascolto e porta a guardarsi spesso alle spalle, anche a casa. Come percepisci le tue composizioni? Tipo docile o spaventoso? Quali sono le tue intenzioni?
Credo, ho la sensazione di fare qualcosa di semplice e sincero. Non mi curo molto di regole e generi. Paradossalmente questo rapporto diretto che ho con la composizione può trasmettere il sentimento di qualcosa di bizzarro, complesso o distante, ma credo sia piuttosto un linguaggio crudo e singolare.
Voce, chitarra e nulla più, una strumentazione che si sarebbe potuta utilizzare anche 500 anni fa (200 considerando anche l’harmonium). Credi che il presente sia la tua epoca? In caso contrario dove ti sarebbe piaciuto esistere?
Sì, in effetti siamo su uno scheletro chitarra e voce ma poi, dandogli corpo, uso un sacco di effetti sulla chitarra elettrica. Nel disco si sentono cigolii, saturazioni e dissonanze e ti direi che questi cigolii sono proprio quello del mondo col quale mi confronto. Esistere nel mondo non può lasciarci indenni e questo coniuga la mia musica al presente. L’album porta su di se traccia del mondo, precisamente della lotta per aprire altri mondi. Se c’è un’altra epoca nella quale vorrei vivere quella sarebbe il futuro: quello che ci inventiamo ogni giorno.
Dove trovi l’ispirazione per le tue parole? Lavori consciamente oppure c’è un’influenza inconscia, onirica nelle tue storie?
Si tratta piuttosto di emergenze che risalgono dall’inconscio. Faccio passare delle emozioni clandestine, sono una spacciatrice.
Blanche Biche è allarmante e magnifica allo stesso tempo. Che storia ha questo brano e come ti sei approcciata ad una composizione così antica ?
Sì, Blanche Biche è un tesoro millenario del repertorio del folk francese. È la storia di una donna che si trasforma in cerva all’arrivo della notte e che si fa decapitare dal suo stesso fratello, cacciatore che non la riconosce.
Ma non direi sia stata io ad approcciarla, piuttosto il contrario, è stata lei ad avvicinarsi a me, facendo eco alla nostra modernità. Per me questa canzone era prima di tutto un inno libertario, ecologico e femminista. È un brano che mi da forza mentre sono in giro.
Sophia Djebel Rose – Blanche Biche (Official video)
Qual è il peso e l’importanza che ha la musica nel tuo quotidiano? Sei piuttosto atuoreferenziale lavorando su te stessa oppure sei aperta ed interessata a quel che succede nel mondo artistico?
Sono assolutista e radicale. La musica prende assolutamente tutto lo spazio dell amia vita. A volte sono tentata dal dire che si tratti di una via mistica.
Ma, quando ho iniziato a comporre le mie prime canzoni non avevo molta cultura musicale e le ho scritte senza riferimenti esterni, nel silenzio, nella gioia ed in solitudine. Come nell’art brut. In seguito, forzatamente, quando ho iniziato a suonare in giro ho incontrato dei musicisti e sono sempre stata molto attenta a quel che facevano. Facciamo parte di una comunità e penso che al di là delle nostre singolarità lavoriamo tutti insieme per creare dei nuovi cammini, nuove maniere di sentire.
Nel Bandcamp di Ramble Records la presentazione termina con queste parole: al di là di ogni categorizzazione questo disco è un atto di fede. Cosa vuoi dire? Cosa si nasconde dietro la sécheresse ?
Inventare il proprio cammino ogni giorno. Grattare la terra a mani nude. Alle volte creare delle isole, degli spazi di benvenuto, là dove tutto crolla.
L’immagine di copertina presenta una donna su un fondo lunare e la sua ombra, un lungo coltello in mano. L’espressione facciale, seppur nascosta, suggerisce un sorriso. Ruò Tán, l’autore, è anche il proprietario dell’altra etichetta che produce il disco, Sorcerer Production. Qual è stata l’idea che vi ha portato qui?
Ruò Tán, che ringrazio per il suo incredibile lavoro ha curato il design finale della confezione, ma la foto è un mio autoritratto. Durante la lavorazione dell’album avevo in mente il coltello, che per me è un simbolo forte. Si tratta di tagliare, essere radicali, sventrare il reale nella sua piattezza per estrargli un po’ di corpo e di bellezza.
Sempre sulle etichette non ho nessuna informazione su O.R.A.C.L.E.R.E.C.O.R.D.S. Cosa puoi dirci a proposito?
Oracle Records è l’etichetta che ho fondato per pubblicare i miei primi lavori. C’è molto lavoro D.I.Y in questa avventura.
Come Blanche Biche anche Sécheresse prende il suo minutaggio, spargendosi come petrolio sulla terra. Con la mia precaria conoscenza del francese ho trovato, in questa siccità, il sacrificio, la morte ed un ambiente pre-catastrofe, cantato da una signora canuta. Nonostante ciò non mi sembra sia la fine, quanto un grido che ci avvisa che non c’è via d’uscita. Cosa sta succedendo?
Al di là della crisi climatica direi che si tratti della siccità del cuore degli umani. Quanto a questa donna canuta è un’apparizione onirica che rappresenta coloro che sono rimasti senza voce, tutti coloro che hanno lottato e continuano a lottare e dei quali la storia ha cancellato i nomi. È un omaggio ai lottatori senza speranza e per questo letteralmente essenziali. Il bianco è il colore di questo disco o piuttosto il non colore poiché il bianco è un’incandescenza piuttosto che un colore, un abbaglio, uno spazio infinito. C’è nel bianco questa tensione fra l’oblio da una parte e la scrittura di nuove possibilità su una pagina bianca dall’altra..
Sei soddisfatta di Sécheresse? Che ne pensi?
Sono raramente soddisfatta. Ma come tutte le cose quest’album è perfetto con i suoi errori, perfetto proprio per i sui errori. Per me è stato necessario chiuderlo ma non si tratta d’altro che della fotografia di un processo in corso, mi aspetto molte metamorfosi nel mio seguito.
Grazie mille Sophia, è tutto. Ancora complimenti per il tuo lavoro, se vuoi aggiungere qualsiasi cosa la pagina è tua.
Grazie mille Vasco per aver dato spazio a questo album prendendotene il tempo. Credo che oggi la curiosità sia un atto di rivolta.