Da Denver, a me sconosciuta, la voce di un angelo di nome Allison Lorenzen ed il suo tocco leggero. Riprende Words dei Low, in un tributo che uscirà per quelli di the Flenser. La rende più friabile, leggera e toccante, non ad avvicinarsi a Mimi ed Alan ma a renderle un omaggio personale. Inutile dire altro, ascoltiamola ed andiamo a riascoltare quelle magie.
Stecconi, Ciffo, Mai, Mongardi…was für ein Traum! Il primo brano per questo nuovo progetto (del quale siamo in attesa del debutto su Subsound Records è Inner Space, quasi sette minuti di viaggio in puro stile anni ‘70, nel quale chiude di gli occhi e “just Floating in space” i propri riferimenti passano come un caleidoscopio sulla nostra retina. Per mio conto dico bolle, Magma, tute argentate, un sabba senza gravità ed un’entità superiore che tiene le fila dell’orchestra.
Ad aprire il lato B del loro album Ilion gli Slift, trio di fratelli da Tolosa, ci regalano una messianica ed intensa Weaver’s Weft. Me li immagino, dopo il momento della preghiera, ad aggiungere la strumentazione al coro della confraternita ed a deflagrare per una decina di minuti tra momenti di fuga acida strumenti tale ed ossequi ad un Dio che più che nell’alto del cielo sembra essere Ronnie James. Cangiante, mutevole, tanto strutturata e completa senza risultare ridondante da immaginarti l’armageddon per il resto del disco.
Eravamo preoccupati ma ora più, che so’ tornati i Jeans pisciati. Mancano da sette anni gli straccioni di Allentown, Pennsylvania. Ma ora con Moving On tutto ha un senso. Tiro zozzo, coro da stadio e sudore, un tastierista che a confronto il baffo degli Sleaford Mods arzigogola. Il l’iri è sempre un peculiare mischio e fra rock’n’roll, hardcore e caciara, che riesce clamorosamente a rimanere massiccio ed a farci volare per quattro minuti, fra schiattate oscure ed epiche che sembrano un segnale sonoro per Batman ed un Piss Out che ci manda giustamente a fare culo, giusto così.
Secondo passo de La Colpa lungo il cammino che porterà alla pubblicazione del nuovo disco: stavolta un brano originale, dopo la profonda rivisitazione dei Coil che vi avevamo presentato nella scorsa puntata. Larva I è un’improvvisazione che oltrepassa i confini del semplice trasporto indotto dalla musica e sfocia nella trance medianica: le chitarre e l’elettronica scompongono le vestigia doom e drone, la voce intona fosche liturgie e un battito continuo incatena i vari movimenti. Nonostante il suono sia rarefatto risulta pesantissimo e ci porta, ancora una volta, a guardare nell’abisso. (E.Z.)
The End-Time Protocol torna, dopo l’esordio pubblicato a inizio 2023, con un brano singolo a testimonianza di un’urgenza creativa che è già di per sé una buona notizia. Memoriæ mostra una faccia meno scura rispetto a quanto sentito sull’album, ma riconferma una qualità di scrittura capace di far convivere ritmi e suoni di sintesi con elementi acustici (stavolta è protagonista il piano) e un afflato classico-contemporaneo che ci accompagna dalle melodie aeree dell’inizio attraverso un tempo sospeso, denso di interrogativi, nella parte centrale, per giungere in un continuo ascendere emozionale, a un finale che non delude. Una meditazione che guarda inevitabilmente al passato ma, facendolo, getta le basi per il futuro. (E.Z.)
Helmet è il ritorno dei Buffalo Tom, che mancavano ormai da 7 anni e che in due minuti e mezzo fanno sparire ogni distanza e gap temporale. Rock brumoso e periferico da Boston, “…put your helmet on cause we’re going through hell” è una chiamata alle armi intima ed accorata, a dimostrazione che il lupo perde il pelo ma non la classe…
I Dead Bandit arrivano con il terzo singolo a supporto del prossimo Memory Thirteen. Peel Me An Orange è una miniatura che albeggia, tra piccoli fraseggi che James Schimpl ed Ellis Swan fanno defluire in un solco slowcore quasi a transitare in un inverno, che a Chicago con il vento rischia di essere particolarmente rigido. Ottengono ovviamente l’effetto contrario, visto che colpiscono al cuore scaldandolo…
È tornato Pete Astor, autore con the Wisdom of Harry (solo per citare uno degli innumerevoli progetti, fra the Loft, Ellis Island Sound ecc.) di uno dei più bei dischi di fine millennio con Faux-Lux. Lo fa con due singoli (uno riprende Model Village, già nel repertorio dei Loft) e qui parleremo di quanto condiviso con i die Liga von Ungewönliche Gentlemens: Amber Lights sembra aver abbronzato Lou Reed a Coney Island, giusto una bava di tastiera sotto la voce per una caramella a sciogliersi in bocca. Ribattono dalla Germania gli ex Superpunk, ormai da tempo attivi in questa miscela di super pop, quindi sono addirittura gli uccellini in una Frankie Limon irresistibile con una trombetta sbarazzina. Di Alle ampeln auf gelb non possiamo dir nulla, ascoltate e gioite…