Raffinata elettronica ascensionale per il debutto solista di questo enfant prodige milanese. A nostro insindacabile giudizio siamo al cospetto di ben altra sostanza creativa rispetto ad altri osannati wannabe recentemente affacciatisi sul panorama nazionale. Gli studi classici di Silvia si sposano elegantemente ad avventurose incursioni glitch talvolta addirittura sull’ orlo del powernoise. The Wharmerall è scandito attraverso quattro lunghe tracce intese come esplorazioni su terreni dai manti stradali ben diversi: se infatti L’Acqua Non Ricorda può evocare certe imprecettibili modulazioni di Caterina Barbieri, la successiva Nioto sposta il percorso rendendolo più accidentato se non addirittura sconnesso sdruciolando nella terza The Dam And The Black Gleam forse la traccia più ardita e anche più bella dell’intero lavoro. Qui infatti l’improvvisazione noise si propaga espandendosi in feedback digitali che si tramutano in harsh noisewall: l’ambiguo tabù dell’elettronica contemporanea. Venti acidi che roteando turìbinosi si incartano al suolo in fruscii e soffi. Coerentemente come un uroboro l’album si chiude in un Terminale Radioso, traccia ricca di speme e luminosa quanto l’inizio. Ed è sicuramente un début.