Silvia Cignoli – Allegory of Earth and Water (Rohs, 2024)

Del precedente disco di Silvia Cignoli, the Warmerhall, aveva scritto il buon Marco Giorcelli quattro anni fa, parlando di sostanza creativa fra glitch e power Noise di gran livello (recensione completa qui.)

In questa allegoria naturale ed elementale in cinque parti (senza sosta) Silvia pare stendere teli di seta sottilissimi sopra ad un terreno che brulica in maniera impercettibile. Silente, il brano che apre il disco, sembra ingoiare il tutto gentilmente con un manto, lasciandoci senza fiato.

Il luminare acuto di una fonte lontana interviene sul finale, rendendoci attenti e sul chi vive per Schiudente.

Musica ovarica e fetale, perchè racchiude universi interi in bolle calde ed accoglienti, ambientali nella più alta accezione.

Levante una stasi sotto mentite spoglie, con archi che stratificano sedimenti, come montagne che crescono decimi di millimetri al secolo.

Battiti misurati a dare energia e crescita ad una radiante che parte come un sospiro in grado di svegliare plesso solare e Manipura, che assimila e metabolizza il suono in serenità e bellezza. Postlude – Elegy of Dispersed Energy pare un mantice cardiaco, nel quale ricompaiono le stesse fonti luminose di Silente, a rimarcare una circolarità sonora che si fa natura, umanità ed universo, che tutti comprende, sazia e placa.