Che ci fossero le basi per essere un disco eccezionalmente alto in qualità, visti i protagonisti coinvolti, era fuori ombra di dubbio. Il side project di Marco Giambrone – artista poliedrico nonché chitarrista dei Marlowe che hanno sempre trasudato stile coi loro intrecci musicali perfetti – arriva e ci si aspetta qualcosa di bello. E infatti. Molto cupo fin dal suo incipit – Across The Ocean sembra un inno alle atmosfere a cui può averci abituato Nick Cave giusto per dire qualcuno di grosso -, il secondo album della band propone una rutilante carrellata di pezzi introspettivi e graffianti, segnati da voci che sembra riescano a scavare nella parte buia dell’anima – Holy Flames, Devotion -. La capacità di trascinare nella sfera emotiva più melanconica, viene ampiamente riequilibrata dalla presa di coscienza che per definire queste nove tracce non esista termine più calzante di ‘belle’. Sotto ogni punto di vista. Le canzoni – che si avvalgono di camei preziosi del calibro di Andrea Serrapiglio al violoncello, John Eichenseer alla viola e Gianni Gebbia al sax – sono cesellate in maniera esemplare con pause e timbriche accentuate, seconde voci e scelte di arrangiamenti che sono calcolate per comparire al momento giusto e nella giusta misura. Sempre. Tutto viene ascoltato quando e quanto si deve e la sinergia di tutti gli elementi mi stupisce sempre – Downfall, ma soprattutto, Drifting, che trovo superiore nella sua semplicità -. Drowning At Low Tide è un disco che autunnalmente volge verso il buio, che accompagna nei viaggi mentali, che fa serpeggiare luce nuova sulle cose, come se si osservasse a doppia velocità l’arrivo del crepuscolo. Penso che gli Unwound mi abiano già dato questa sensazione piacevole e un po’ inquietante. Penso che i Silent Carnival siano a quel livello. Visti recentemente dal vivo nello spazio piccolo e intimo del nuovo negozio di vinili milanese Volume – che è bello nel senso spiegato sopra e se doveste capitare a Milano, dovreste programmare una visita in Via Paladini 8 -, il trio dei Silent Carnival ha saputo rendere magnetica l’aria. Di solito basta dire che qualcuno dal vivo vale tantissimo e il resto va da sè. Io ho fatto il contrario. Pazienza.