Sergio Messina & the Four Twenties – Sensual Musicology (Hell Yeah, 2022)

Conobbi Sergio Messina grazie a due dischi, La vendetta del Mulino Bianco Inaudito, acquistati ad un live dei 99 Posse al Villaggio Globale di Roma, penso fosse il 1997. Fu una serata storta, tant’è che la conclusi sull’usci di un’abitazione della quale non riuscii ad aprire la porta rientrando. Una debacle che però mi portò un tarlo nell’orecchio ed un sacco di pezzi fantastici come Ansaloni, La Vendetta del Mulino Bianco, Il culto del Cargo, Sono Stufa di Tutto…
Pensavo di essere stato attento ed invece, me tapino, correndo sul Bandcamp di Sergio Messina mi accorgo di essermi perso, dopo i dischetti Music Fot Uplifting Gormandizers e The Alto Nido Sessions, altre due uscite. Il singolo Fly Away, cover di una bomba segreta balearic che è impossibile descrivere in altra maniera che musica fattasi crema e d una raccolta di suoni utilizzati per trasmissioni radio, installazioni e colonne sonore.
Ma orsù, siamo a Sensual Musicology. Da titolo mi sento orientato più verso Nathaniel Merryweather presents…LOVAGEMusic to make love to your old lady che su Sexual Healing di Marvin Gaye ma comunque…
Il Sergio Messina che in questi ultimi anni si sta dando come musicista ha soprattutto due cose dalla sua.
La chitarra e pacchi di stile.
Mettici poi il buon gusto, un fascino blasé, degli arrangiamenti sinuosi ed eleganti, una scelta coesa fra brani autografi e cover (apre Charles Mingus, poi Mimmo Modugno, ma in amara terra mia ci sono anche Muddy Waters e Roberto Murolo, Michael Jackson, Manu Dibango, Ravel e Joe Zawinul) che rimarcano buon gusto e finezza, ma, soprattutto, una cognizione di lucidità ben oltre la media.
Attenzione, non intendo una lucidità mentale, che costruire un album del genere, un Frankenstein bell’e buono, non rimarca certo una linea definita e considerata, bensì la capacità di oliare ed incerare le musiche piegandole al proprio volere. Sergio prende i brani, autografi o cover che siano, li stende al sole, ci passeggia con la chitarra e, quasi fosse Pat Morita, cola su di loro una cerata di eleganza e savoir faire. Ogni brano ha la capacità di farci ondeggiare fra l’essere un guilty pleasure per le nostre stolte ori ed una chicca ripescata da un digger di quelli seri.
Ma poi, facendo un passo indietro, ci rendiamo conto che sono semplicemente dei brani incredibili, che il convivere fra i pezzi autografi e le riprese ci fa capire che razza di musicista sia Sergio e che superclassico possa diventare questo disco. Mentre sto scrivendo sento una sirena che mi richiede la sua attenzione. Decido di ascoltarla, è Joe Zawinul, dannato austriaco, la sua In a silent way è la prima di due bonus tracks. Fa letteralmente cercare risposta direzione del suono, non perde un filo di pathos per quella che è letteralmente LA LUCE. Maurizio Martinucci (TeZ, attualmente coi Clock DVA), è qui della partita. Poi abbassiamo il ritmo, è il momento di Kroom Boom Waltz, il finale yiddish che nessuno aspettava e ci lascia così, a testa pesante, chiedendoci che cosa diamine sia successo negli ultimi minuti.
Non ne sono certo, quel che penso è che questo disco, ornato dalla copertina guantata e fetish di Speaker Deemo, è l’unica colonna sonora che vorrei per questa pausa dalla vita.

Torno subito, un altro giro, Lato A e Lato B…