Non era vero niente, avevamo scherzato: il Kroen c'è ancora, gode di ottima salute e continua a proporre ottima musica. Il Kroen c'è ancora, almeno per una notte, il tempo di salutare ed assistere al proprio funerale officiato, non poteva essere altrimenti, dai californiani Savage Republic, resident band d'eccezione che innamoratasi del posto nel corso del tour dello scorso anno ha adddirittura composto una canzone che ne porta il nome. Sarà il richiamo di un nome storico, sarà la voglia di presenziare alla mesta cerimonia, con tanto di bara, libro delle presenze e candele votive (elettriche), fatto sta che il locale è pieno all'inverosimile nonostante sia mercoledì, ennesima dimostrazione che la morte fa vendere, specie in ambito rock'n'roll. Chierichetti della serata sono i veronesi Righetti, la cui esibizione mi perdo fra cerimonie di rito e gesti di condoglianze ai parenti più stretti finchè, annunciati da un tetro mietitore, gli americani prendono posto sul palco. La partenza non è propriamente fulminea con un post-rock strumentale, buono comunque a mettere in mostra le strabilianti doti del batterista, che si guadagna subito la ribalta. Fortunatamente il cambio di registro è immediato, con Ethan Port che abbandonata la chitarra (la rotazione degli strumenti sarà la costante di tutto il concerto) e si mette alle percussioni metalliche, dando vita a poliritmie che sono uno dei marchi di fabbrica del gruppo. Il pubblico, finalmente coinvolto, ondeggia amabilmente ed è cullato dalle melodie orientaleggianti, altro elemento ch ha reso famoso il suono del quartetto, ma che in realtà sarà poco sfruttato, preferendo puntare sul ritmo. Entra anche la voce, ruvidamente post punk, ma a farla da padrone sono sempre i battiti industriali, certo non una soluzione innovativa, ma che dal vivo assolve perfettamente il compito, tanto che anche i pezzi del recente 1938, in sé piuttosto moscio, ne escono trasformati. Ancora qualche pezzo postrock a far calare la tensione e prima della fine l'annunciata Arci Kroen: una Careful With That Axe, Eugene in salsa acida, atmosfera torrida e notturna, una bella marcia funebre. Ma non finisce qui, c'è tempo per due bis, i pezzi più esplosivi della serata, dance post industriale che prosciuga le residue energie del pubblico. Un finale in crescendo, per il concerto e per il Kroen. E speriamo che il fantasma torni a tirarci i piedi…