Satantango – Dice Not Included (Wallace, 2007)

A distanza di un bel po’ di tempo ritornano a farsi vivi su Wallace gli eredi spirituali e “materiali” dei Tupelo, di  Stiv Livraghi e di un bel pezzo di storia indipendente italiana. Com’è lecito aspettarsi, blues e apparente svaccatezza sono sempre inseriti nella mappatura del loro DNA, ma direi che rispetto al passato nonostante un’apparente ruvidezza attuata come scelta produttiva, i pezzi sembrano più semplificati nel senso nobile del termine. Come in precedenza sembra sempre un po’ di vedere la prima PJ Harvey che fa a cazzotti con John Spencer, Boss Hog più cacirri ingaggiati in un corpo a corpo con Delta 72 e con l’ubriacatura del sacro corpo del rockarolla. Nonostante sia ancora più esploso ed in saturazione di prima, tutto il disco è molto più fruibile e le canzoni sono parecchio orecchiabili, tanto che se fossimo in un altro paese, i nostri avrebbero di che giocarsi sul mercato. Oltre che l’arrangiamento direi che la maturità si vede anche nella scrittura che invece di agghindarsi oltremisura va asciugandosi per lasciare solo il giusto indispensabile tanto che forse invece che menzionare tutte quelle referenze major avrei dovuto nominare In The Red e ruvidume vario. Se gli Almandino Quite Deluxe sono il braccio armato del blues carcassone made in Italy, i Satantango sono quello che nonostante la caciara resta il più raffinato. Se mai in PJ avete trovato delle radiazioni degli Stooges, se un certo punk e noise sono cresciuti come batteri sulle radici di gente che ha venduto l’anima al diavolo in un crocevia che attraversava i campi di grano: allora ivi troverete i Satantango. Ora se quanto detto vi garba apprezzerete il disco senza riserve, se invece quello che di un gruppo non vi garba è che rimanga imperturbabilmente uguale a se stesso, allora avvicinatevi con qualche riserva perché l’unico neo sul volto dei lombardi è proprio quello che disvela tutte le influenze in modo fin troppo immediato.